Se da una lato è indubbio che abbiamo visto un altro pezzo di Mondo9, è anche vero che il respiro

 della vicenda è ancora più breve che nei casi precedenti. E' chiaro che stiracchiare una idea da racconto in forma più lunga sarebbe stato controproducente. Però in questo caso la raffinata tastiera di Dario Tonani è sembrata veramente chiusa dai limiti del formato.Ma ormai l'autore è lanciato verso la chiusura del ciclo e con Afritania aggiunge l'ultimo tassello alla costruzione narrativa.Il respiro della vicenda, che vede il ritorno di Garrasco, è sempre quello del racconto.Trent'anni dopo gli eventi di Cardanica, l'ex Commodoro naufrago si trova a bordo di una grande nave che solca i deserti, l'Afritania. Sopra di essa vivono gli Esterni, altro campionario di umanità disperata e sofferente, malata di quel morbo che riduce la carne a metallo. Essi non possono entrare dentro la nave sigillata, così come non possono uscire gli Interni.Garrasco, che si trova all'esterno della nave, cercherà di comunicare con quest'ultimi, impegnato a sopravvivere, ma ancora affamato di sapere cosa sta succedendo intorno a lui.

Intorno a lui, e per tutto il pianeta, divampa un conflitto tra macchine viventi, che ha negli esseri umani vittime collaterali. Questa graduale scoperta avrà il suo culmine quando Garrasco, tra le dune del deserto, avrà il confronto finale con una “pulce bastarda”, una creatura di sabbia che l'uomo affronta con il piglio di chi si scontra con la sua peggiore nemesi, come un novello Achab alle prese con la sua Moby Dick.

Tale confronto non poteva essere più avvincente. L'elegante prosa dell'autore conferma l'ormai raggiunta maturità delle sue capacità narrative ed evocative.

Una degna conclusione del ciclo di Mondo9.

La nuova edizione Delos Books, con alcuni particolari cambiati nei racconti originali, e con l'inserimentodi una nuova premessa, di un nuovo epilogo e di interludi, ampia l'orizzonte dell'universo narrativo originale. Un ciclo di racconti che seppure ambientati nello stesso universo narrativo apparivano come entità slegate, si conferma come un progetto organico, una narrazione che attraverso diversi punti di vista esplicita ancora di più l'intenzione dell'autore di narrare della piccolezza degli esseri umani di fronte alla sfida con la macchina. Il destino finale dell'umanità e dell'intero ecosistema è nella ruggine, nell'acqua salmastra contaminata di metallo. Sono panorami spettrali, che evocano molti luoghi del nostro pianeta, distrutti e deturpati dal mito dello sviluppo chimico e industriale, ormai irrimediabilmente compromessi per i secoli a venire. Dario Tonani ce ne ha ricordato l'esistenza, ma in una forma che non è denuncia, o ricerca di una morale o di una salvifica verità su come evitare il disastro ecologico. E' la testimonianza del narratore che diventa denuncia suo malgrado quando, come in questo caso, è precisa ed efficace come scrittura. E' il racconto di come quel mondo ha preso una direzione, nel quale la vita organica e il metallo, il sangue e l'olio combustibile si sono fusi per dare luogo a qualcosa per cui bisogna allargare i confini del concetto di “vita” per come lo intendiamo. Ciò che ha scatenato la scintilla non è la tecnologia in quanto tale, ma la vita stessa che ha trovato nuove forme per esprimersi, per continuare la lotta per la sopravvivenza, vero motore dell'universo.