Tale Immaginario si è, insomma, sedimentato nella mente di ogni individuo, consentendogli di costruire un proprio “palinsesto seriale”, attraverso anche la memoria e la propria storia personale, quella che in altri termini si chiama identità. Oggigiorno, ogni singolo individuo è in grado di costruirsi un percorso personale, suggeritogli sia dalla memoria sia dalla propria identità. Si potrà scegliere, cioè,– con l’aiuto della propria memoria - i vari prodotti della Cultura di massa, a seconda della propria storia individuale e personale. Il personaggio di Superman, ad esempio, potrà essere ricordato da un adulto attraverso i fumetti e i film degli anni Settanta. Un giovane, invece, potrà essersi socializzato a Superman, non per via dei fumetti, ma attraverso l’ultima serie televisiva (Smalville, che narra le vicende adolescenziali del supereroe) dedicata al personaggio. L’Immaginario prodotto dalla Cultura di massa, dunque, non solo si è frantumato nei vari mass-media, ma è percepito, usufruito e socializzato anche in modo molto personale. Semplificando al massimo, si può dire che mentre le nuove generazioni, usufruiscono della Cultura di massa soprattutto attraverso le nuove tecnologie (Internet e videogiochi), mentre gli adulti sono legati di più ai media tradizionali.Il fumetto, il cinema, la narrativa di massa, la televisione e, oggi, dovremmo aggiungere i videogiochi, Internet e più in generale quelli che vengono chiamati i new e social media, continuano, in qualche modo, la strategia di consumo della cultura di massa e ingrossano il nostro immaginario collettivo.Ogni considerazione estetica, tematica, linguistica che coinvolga le forme della cultura di massa e i suoi prodotti deve necessariamente affrontare il tema della “contaminazione”: le influenze reciproche si fondano necessariamente per un verso sull’autore e per l’altro sul lettore/spettatore. Entrambe le categorie, infatti, usufruiscono ormai di un patrimonio di conoscenze comuni che contribuisce a diminuire le distanze e a creare un rapporto, se non biunivoco, sicuramente meno unilaterale tra le parti. Così, se ovviamente l’autore continua a detenere le redini della narrazione con una presenza quanto mai forte, il suo sapere è comunque condiviso, e le chiavi dell’interpretazione sono riconoscibili dallo spettatore attento. Le stesse storie che oggi noi possiamo leggere e/o visionare grazie ai film dell’era digitale, ai CD-ROM, ai siti Internet o alla sempre vecchia rivista di carta. Cambia il formato, ma l’insieme di storie – fatte di invenzioni narrative, di eroi dalle caratteristiche comuni e non, dalle strutture iterative – restano pressoché immutate.

Le nuove tecnologie informatiche e della comunicazione, tuttavia, stanno modificando – e in parte lo hanno già fatto – il rapporto tra autore e consumatore. Prendiamo, ad esempio, il caso proprio del libro e facciamo ancora una volta ricorso ad una delle pietre miliari della fantascienza letteraria.

In Fahrenheit 451, Ray Bradbury immagina una comunità di persone che vive ai margini della società che, in un mondo in cui possederne un libro è vietato, ripetono e ricordano all’infinito il contenuto di un testo. Queste persone, in pratica, imparano a memoria un libro in modo da non disperdere il patrimonio culturale che l’uomo faticosamente ha accumulato nel corso dei secoli. Quello immaginato dallo scrittore americano è un futuro abbastanza cupo ma che mette in evidenza che nel prossimo futuro il supporto di un libro, l’hardware potremmo dire, cambia. Dal cartaceo all’umano: con questo slogan si potrebbe definire quest’idea di Bradbury. Il supporto del libro, e più in generale della scrittura, si è modificato radicalmente, così come si sta modificando in qualche modo la stessa scrittura e la figura dell’autore. La carta sta progressivamente lasciando lo spazio al digitale.  

Il libro diventa ebook. Scrittore possiamo diventarlo tutti con il self-publishing. L’editore, forse, sta scomparendo, così come le figure della filiera della produzione di un libro: l’editor, il correttore di bozze, etc. Siamo alle soglie di una rivoluzione che potrebbe cambiare faccia al mondo editoriale.