Nell'intervista che il regista di Real Steel ha dato a Spinoff on line appare chiaro che non si è limitato a girarlo: lo ha vissuto, mangiato e bevuto. Non solo Shawn Levy ha collaborato alla sceneggiatura, ma ha supervisionato il design dei robot, l'intero casting durato mesi, la costruzione dei modelli dei robot. Ha creato l'intero background in cui è ambientata la storia e persino creato le statistiche e i punteggi della World Robot Boxing, la lega sportiva della boxe robotica.
Con entusiasmo racconta che "abbiamo una dettagliata storia e mitologia dello sport" e prosegue dicendo "se cerchi azione e effetti visivi strabilianti, Real Steel è in grado di dartelo, ma personalmente credo che il film possa fare di più, essere la storia della rivincita di un perdente, come in Rocky o Over the Top".
Levy ci tiene a dire che dal suo punto di vista, il film è un classico film sportivo, non un film di fantascienza: "Volevo una specie di fantascienza naturalistica. Abbiamo visto un sacco di fantascienza estrema, diverse visioni del futuro, ma quello che desideravo fare io era un film di ambientazione sportiva con una premessa fantascientifica".
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Già al lavoro sulla sceneggiatura del sequel insieme allo sceneggiatore John Gatims, Levy dice che la domanda sulla coscienza di Atom verrà approfondita proprio in quella sede: "Nella sceneggiatura che stiamo scrivendo adesso stiamo seguendo una serie di temi, come la coscienza di Atom, il dubbio che esista come entità vivente oppure no. Stiamo scavando nelle origini di Atom, perché parte della storia verterà su Hugh Jackman che indaga su di lui e il suo creatore".
Poi scoppia a ridere e si copre la bocca con una mano: "Non dovrei dire di più. Sto lavorando a un film con Carlton Cuse (Lost) e se ho imparato qualcosa da lui è che dovrei parlare di meno!".
Ma per il regista, Real Steel non è solo un film: "Posso immaginare un fumetto, una serie tv, a cartoni animati o dal vivo, penso a più film e al videogame in arrivo".
Parlando della fonte originale, il racconto di Richard Matheson e il relativo episodio di Ai confini della realtà intitolati Steel, Levy ha raccontato che ciò che lo ha spinto a realizzare la versione cinematografica non erano i grandi effetti speciali o creare un mondo di fantascienza: era interessato al cuore della storia.
"La storia non parla solo della boxe tra robot, ha un protagonista davvero disperato e solitario, così disperato che decide di salire sul ring contro un robot. C'è del pathos nella disperazione del protagonista che volevo riportare nel film e nel personaggio di Hugh Jackman e spero di esserci riuscito. Credo che il fulcro della storia sia cosa ci distingue: il cuore e il desiderio di vedere un perdente risalire la china."
Real Steel esce il 7 ottobre negli Usa e il 23 novembre da noi, eccovi il trailer.
6 commenti
Aggiungi un commentoSei uno piuttosto difficile da accontentare, eh? A Christopher Nolan, Woody Allen e Darren Aronowsky Jackman andava benissimo.
S*
Devo ammettere di aver visto solo i film di genere di Jackman (x-men, wolvie, van helsing...) e lì non mi è affatto piaciuto. Poi in effetti si sono molto difficile da accontentare!
Ho visto il film recentemente e devo dire che come prodotto lo considero leggermente superiore alla media standard attuale. Indubbiamente il film deve molto alla cinematografia degli anni '80 (Rocky, Over the Top, ET per quanto riguarda il rapporto bambino/"creatura"...), peccando forse di un'eccessiva semplificazione e di buonismo.
Non vi sono ambiguità, protagonista a parte, sono tutti "molto cattivi" o "molto buoni", il che fa presagire fin da subito che i nostri eroi squattrinati riusciranno a spuntarla nonostante la sorte avversa. Ma se questa ingenua prevedibilità che strizza l'occhio alle favole di altri tempi si può definire un difetto, anche i pregi si fanno notare sin da subito.
Si apprezzano infatti la regia e le tecniche usate negli effetti speciali, in particolare per la ricostruzione dei robot e dei loro movimenti. Ad un certo punto il regista vuole lasciare a intendere che nel robot protagonista ci sia qualcosa di più della solita "programmazione": bellissima la scena in cui, dopo un dialogo del bambino al robot, la telecamera si sposta sul viso del robot. Lo spettatore si immagina che la creatura dia un segno di aver compreso le parole del bambino, che gli occhi lampeggino per manifestare una sorta di coscienza latente che esula dalla programmazione. Ma alla fine niente, il robot non si muove, e questa secondo me è una trovata geniale. L'uomo da sempre conferisce personalità e sentimento alle sue opere: chi non si rivolge in prima persona al proprio computer o alla propria auto quando qualcosa non va? Io lo faccio. Sono solo oggetti, ma la tentazione di renderli umani, pur essendo un sentimento "infantile" (infatti all'inizio è il bambino che tratta il robot come un amico), alla fine finisce per contagiare anche il padre e, in ultima analisi, anche lo spettatore. Così non importa se nella scena finale a combattere sono due pezzi di lamiera: l'impatto emotivo è pari al finale di Rocky 1. Un film che fa della plausibilità, sia tecnica che sociale, il suo punto di forza.
Mio voto finale 8-/10.
Hai citato tutto, meno l'unico film che andrebbe citato con questo, ovvero "Over the top" con Sylvester Stallone. In definitiva, filmetto insulso, girato in modo professionale da renderlo cmq piacevole, ma una volta visto subito dimenticat o.
In realtà l'avevo citato Sul fatto che si possa definirlo insulso perchè ricalca una trama già esplorata in precedenza (padre squattrinato e sognatore che "eredita" figlio da ex fidanzata defunta e vive con lui un'avventura con alti e bassi fino a lieto fine terminale) beh, ci può stare, ma ha il merito di aver copiato con stile
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