Il filone cinematografico dedicato alla boxe ha sempre fatto ottimi risultati, tanto che si può dire che è uno dei generi che non tramontano mai. Alla DreamWorks, casa di produzione fondata tra gli altri da Steven Spielberg, la pensano allo stesso modo, tanto da aver dedicato un intero film di fantascienza, Real Steel, al pugilato del futuro. Non solo: ci credono talmente tanto che stanno già progettando di fare un sequel, anche se il (a questo punto) primo film debutterà nelle sale americane soltanto il prossimo ottobre (il debutto italiano non è pervenuto).

La notizia è rimbalzata in questi giorni, corroborata da un fatto: DreamWorks, che ha prodotto il film insieme ad Angry Films e ImageMover, ha assunto nuovamente lo sceneggiatore e attore John Gatins, già autore dello script del film in collaborazione con Dan Gilroy, appositamente per buttare giù la sceneggiatura di un secondo capitolo. Non è ancora chiaro se nel sequel saranno coinvolti anche il regista Shawn Levy (il ciclo di Una notte al museo) e il protagonista principale Hugh Jackman (ormai per sempre Wolverine), già artefici di Real Steel. Non ci sarebbe però da stupirsi se accadesse.

Ricordiamo brevemente la trama del film, tratto da un racconto del grande Richard Matheson: Charlie Kenton (Jackman) è un ex pugile, costretto a lasciare l'attività dopo che la boxe tra umani è stata soppiantata da lotte all'ultimo guantone tra pugili robot. Kenton si ricicla come manager e, trovato un robot scartato perché ritenuto non idoneo, lo allena per combattere per il titolo, avendo a che fare al tempo stesso con il figlio adolescente. Nel cast troviamo anche Evangeline Lilly (Lost), Dakota Goyo e Kevin Durand.

Ora, è positivo che DreamWorks e quindi Spielberg in persona, visto che nulla nella sua compagnia si muove senza che lui lo sappia, abbia così tanta fiducia in questo film da ottanta milioni di dollari di budget, da commissionare un sequel così, a scatola chiusa. Ed è anche vero che una sceneggiatura non è impegnativa (quanti sono gli script chiusi negli armadi delle major, e mai utilizzati?). Resta il fatto che di sequel prodotti impunemente, senza che se ne sentisse il bisogno e soprattutto senza tenere in considerazione il riscontro ottenuto dal primo film, ce ne sono stati molti: basta ricordarsi del caso Transformers. C'è da auspicare che il noto fiuto per le belle storie di Spielberg non faccia cilecca, e che Real Steel possa rivelarsi una delle sorprese del 2011.