Le vie non potevano più essere quelle della persuasione gentile, della speranza di comprensione, condivisione. Tutto questo si era dimostrato inutile, ridicolo, anzi pericoloso. Diede un ultimo sguardo al Palazzo, e con la fiamma appiccò il fuoco alla benzina di cui era cosparso imponendosi di escludere dalla sua mente ogni altra cosa, di concentrarsi con tutti suoi ricordi, con il corpo intero, su ciò che aveva dentro, che rammentava, aveva sopportato, che stava per subire. Vi rilancio ogni cosa contro, lo vivrete voi con me, lo proverete in prima persona...

 

E nel caos improvviso d’un balletto allucinante la folla emise un urlo di centomila voci, prolungato, infinito; la gente vicina ad Achille fece confusamente ala al corpo infiammato. Achille si tese cercando nuovamente di sollevarsi, alzarsi, cercò di gridare ma gli uscirono lamenti e gorgoglii inintelligibili.

Si alzò un roboante ruggito d’orrore: la folla si era accorta di lui, aveva capito. Alcuni corpi, raggiunti di striscio dall'onda mentale di Achille, avevano percepito lampi e il fuoco dei suoi pensieri, delle sue sensazioni. Il fiume umano si scompaginò, si aprì, crollò. Ma i dardi psichici lanciati dalla figura che si agitava nel rogo volarono oltre e centrarono i bersagli. Gli uomini politici si voltarono di scatto verso un punto della folla da cui cominciava a sollevarsi una densa voluta di fumo...

Un fuoco insostenibile arse negli occhi impassibili di Tsien-dseu. Una fitta di mille tumori esplose nella mente di Wilkinson. Prostrazione e pietà abissali inghiottirono Cerneskov. Sferzati, schiacciati anch'essi dalle sofferenze di migliaia di esseri umani, bruciati nelle stesse fiamme di Achille, nel suo stesso Nord Este.

Il fuoco lambì il serbatoio e con un muggito un fiore incandescente sbocciò sull'asfalto dal nulla, da un uomo, prendendo la forma di un gigantesco crisantemo.

Fuori della loro campana di vetro i tre Capi si piegarono, schiantati dall'improvviso impatto con la realtà. Annasparono, portarono convulsamente le mani alle tempie, alle gole, boccheggiarono; crollarono vivi ma esanimi sui morbidi sedili delle auto.

Achille muoveva ancora le labbra, smembrato e semicarbonizzato, come in una preghiera estrema. Il suo corpo gonfio dal calore si contrasse, fischiò in modo raccapricciante. L'onda mentale continuò ad ardere per secondi interminabili, a brillare come una cometa lungo la sua traiettoria. Poi cominciò a indebolirsi fino ad acquietarsi, tremolò, si spense.

Ma non per sempre.