— Non ne ho idea. So soltanto che quasi sicuramente gli uomini delle terramare venivano allevati. Raggiunta l’età matura, veniva loro aperto il cranio. Cremati i cadaveri, non restava più niente, se non la cenere a disposizione dei familiari che la conservavano nei vasi. Spariva ogni traccia dell’operazione. Così come i nazisti, nei lager, tentavano di far sparire ogni traccia della loro infamia.... Unica traccia dell’operazione alla quale furono sottoposti gli antichi abitatori della Bassa, è la rondella ossea che molto probabilmente essi custodivano come reliquia, o anche attribuendo all’oggetto proprietà magiche: la loro cultura era troppo inferiore a quella dei carnefici per comprendere i veri motivi di quell’operazione.— Motivi che potrebbero benissimo essere soltanto alimentari — commenta Giannina. E aggiunge: — Ammesso che sia vera la teoria dei campi di concentramento e del buco in testa. L’antropofagia a scopi alimentari o rituali è sempre stata diffusa presso i popoli primitivi.— Infatti non escludo questa ipotesi. Però oggi non esiste il problema della fame, qui in Emilia.

— Oggi? Pensa che la rotella del cranio dell’uomo morto nel camioncino sia stata fatta saltare per il medesimo motivo di tanti secoli fa? — Tenta di ridere. — Ha voglia di scherzare?

— Non scherzo. E spero di sbagliare.

A Giannina resta la sensazione che Borsari abbia organizzato una burla, di quelle spettacolari e un poco macabre, coinvolgendo nella preparazione una squadra di sterratori, un mortammazzato in un incidente stradale e perfino il Padreterno per la scenografia: pioggia, foschia e fiumi in piena.

— Secondo me, gli antichi carnefici sono tornati — ricomincia Borsani. — E dobbiamo spiegarlo alla gente attraverso la stampa e la televisione. Ora le dirò una cosa che attenuerà il suo scetticismo. A Mirandola, Bondeno, Massa Finalese e San Felice ci sono stati analoghi episodi. Tutte vittime di incidenti, in auto, in casa, in fienili. Le fiamme hanno cremato completamente i cadaveri. A Mirandola è stata ritrovata la rondella ossea in una fogna poco lontano dalla casa bruciata.

— Ricordo quei fatti. Se ne è occupato il mio collega Grillenzoni. Ma non citò la rondella nella sua cronaca.

— Probabilmente lei stessa l’ha citata per caso.

— Non sapevo come riempire la mezza colonna del giornale.

— Dunque mi crede?

— Vuole saperlo davvero?

— Non penserà che siano tutte coincidenze?

— Dopo tremila anni, i nemici tornano per rubare i cervelli agli uomini della Bassa? Non posso crederci, assolutamente. Dovrebbe almeno spiegarmi chi sono, da dove vengono.

— Lo scopriremo. Ma forse li conosciamo già. Ci sono sempre state due razze, i padroni e gli schiavi. I cervelli si possono lavare, corrompere, comprare. Ma ai nostri nemici evidentemente non basta; devono penetrare anche fisicamente nel cervello a cercare qualcosa, ad esempio un enzima, che nella loro razza periodicamente si esaurisce…

— Parole! Professore, ci vuole poco a far crollare tutte le sue ipotesi. Oggi si può fare un buco come quello al cervello, impiegando gli strumenti della nostra chirurgia. Ma quale popolo preistorico era così evoluto da operare al cranio con tanta precisione?

— Lei dimentica che non tutti i popoli sono progrediti contemporaneamente e nella medesima direzione. Mentre qui da noi l’uomo viveva la seconda età della pietra, in riva al Nilo si costruivano le piramidi.

Il rumore del tuono, inaspettato, fa trasalire Giannina. L’archeologo sembra addirittura terrorizzato; sbarra gli occhi e indietreggia.

— È solo un tuono. Lei, professore, ha bisogno di riposo e di non...

— Laggiù... — indica Borsari.

La giornalista scorge un uomo fermo sull’argine, nella zona dove finisce la visibilità e comincia la nebbia, quasi sul confine tra realtà e fantasia.

— Aspetti qui, voglio parlargli — dice Giannina. — Credo sia l’uomo che si aggira tra gli scavi.

Il grido di Borsari le impedisce di allontanarsi. Indietreggiando, l’archeologo è scivolato e caduto in acqua.

— La mano, presto!

L’afferra con forza, mentre la corrente tenta di trascinarlo nei gorghi di fango.

Borsari riesce ad ancorarsi con l’altra mano nel terriccio dell’argine, mentre Giannina si puntella coi tacchi.

Adagio, esce dall’acqua.

— Senza di lei sarei annegato.

— Ora sono anch’io convinta che esiste una situazione di pericolo. Se non fosse stato un nemico, quello sconosciuto sarebbe accorso per aiutarmi a tirarla fuori dall’acqua. Invece è sparito.

— Preferisco annegare piuttosto che cadere nelle loro mani.

Giannina è costretta a gridare al telefono. Sembra di parlare in America: — Il livello dell’acqua continua a destare preoccupazioni. Piove sulla nostra provincia da almeno dieci giorni quasi senza interruzione. Una colonna di Vigili del Fuoco è stata dislocata nella zona del Finale. I vigili di questo reparto specializzato sono pronti con tutti i mezzi anfibi a disposizione. Si teme soprattutto una rottura degli argini all’altezza della Baia, dove gli alberi che irrobustivano il terreno con le radici sono stati tagliati…