La copertina di UC 75
La copertina di UC 75
L’ultimo vessillo (Final blackout, 1948) di Lafayette Ronald Hubbard

Un classico della science fiction di stampo militare.  Pubblicato inizialmente a puntate nel 1940 sull'Astounding di John W. Campbell, Jr, questo romanzo dello scrittore americano dipinge un possibile scenario politico del futuro, in cui le principali nazioni ormai non hanno più confini o governi a gestirle.

Assurdo Universo (What Mad Universe, 1949) di Fredric Brown

Brown proietta sul fondale del suo romanzo le più classiche iconografie della fantascienza dell’Età dell’Oro: ragazze in avveniristici bikini, mostri viola, viaggi interplanetari, universi paralleli, robot con poteri telepatici e chi ne ha più ne metta. Assurdo Universo è infatti un romanzo di metafantascienza: la trama narra del mondo della science fiction dal punto di vista di un editor di un pulp magazine, ma per lo scrittore americano non è un mero esercizio intellettuale.

Ciclo di Tschai (Planet of Adventure, 1949) di Jack Vance

Fuggire da un mondo su cui si è fatto naufragio potrebbe essere più difficile del previsto, se questo mondo è abitato da popoli continuamente in lotta tra loro, e non propriamente amichevoli. Adam Reith, il protagonista, novello Ulisse, dovrà dar fondo al suo ingegno per ritornare a casa. Il top della fantascienza avventurosa.

1984 (1984, 1948) di George Orwell

La distopia per antonomasia rappresentata dal dispotico regime di Oceania, sottoposto al controllo di un sedicente Grande Fratello che ha catturato l’immaginazione di generazioni. Un mondo futuro dove la libertà è una parola cancellata dal vocabolario.

Cronache marziane (The Martian Chronicles, 1950) di Ray Bradbury

Bradbury riesce a tratteggiare uno stereotipo come la conquista e la colonizzazione di Marte attraverso la lente del fantastico. I protagonisti - e con loro i lettori - proiettano sul Pianeta Rosso le proprie angosce e sogni che si mescolano con il mistero che Marte ha sempre suscitato sugli uomini fin dalle epoche più remote. Il romanzo è però anche una aperta critica alla società commerciale e consumistica americana e anche al razzismo che la pervadeva negli anni ’50.