Il 25 novembre 2040 è una data storica, una di quelle date, nel bene e nel male, da far imparare a memoria nelle scuole. Quel giorno ci fu il tanto desiderato primo incontro con una razza aliena: i “bellatriani”, gli abitanti del sistema solare Bellatrix 9.

Finalmente si ebbe la risposta alla domanda che aveva assillato  fin dagli albori l’umanità: “Siamo soli nell’universo?”

C’erano stati degli accordi preliminari che avevano dato la possibilità ad entrambi di prepararsi al meglio, di studiare nei minimi particolari l’importante incontro, di risolvere parecchi problemi; non ultimo quello della traduzione simultanea inglese-bellatriano e viceversa.

L’ingegnere capo, responsabile del traduttore “universale”, osservò il presidente e il consigliere scientifico scendere dal razzo-elicottero argentato.

- Avete risolto il problema con il traduttore? - chiese lo scienziato responsabile del gruppo di “primo contatto”, mentre stava ancora percorrendo le roto-scalette.

- Sì, - rispose l’ingegnere, - era una banalità, un piccolo loop nel software di una struttura secondaria, un nastro di moebius virtuale di terzo livello.

- Una banalità che ha comportato parecchi giorni di panico generale! - disse il presidente, mentre con una mano tirava il guinzaglio per far stare fermo il suo piccolo cane in preda a una crisi isterica.

- Una banalità a livello tecnico. Ma purtroppo la soluzione fornita dal consorzio costruttore cino-giapponese non è stata recepita correttamente. Diciamo che c’è stato un problema con la lingua… non ci siamo capiti. Comunque i miei tecnici sono lo stesso riusciti a venirne a capo - disse l’ingegnere, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo del presidente.

- Beh, sembra un po’ un colmo che ci sia stato un problema con la ‘traduzione’ per aggiustare un congegno che dovrebbe essere un ‘traduttore universale…’ - disse lo scienziato con un mezzo sorriso.

- In effetti è un paradosso, tuttavia…

- OK, basta così, - li interruppe il presidente, - l’importante è che adesso funzioni tutto in maniera ottimale in vista del summit di domani. L’importante, ribadisco, è che non ci siano malintesi o fraintendimenti tra di noi e la razza aliena per colpa di quel coso.

- Sì signor presidente - affermarono all’unisono lo scienziato e l’ingegnere, guardandosi entrambi le scarpe troppo lucide.

Il centro di controllo si trovava subito a ridosso della sala “rossa”, il luogo in cui stavano avvenendo gli incontri tra i vari rappresentanti delle due razze. Era un continuo andirivieni di auto-capsule blindate,  completamente schermate alla vista dei curiosi, che trasportavano gli esperti nei vari campi dello scibile, più una serie di politici e diplomatici che facevano da inutile contorno agli incontri, come insalata sul fondo di una pietanza di aragoste.

Nel centro di controllo si monitorava il corretto funzionamento del dispositivo di traduzione universale. Uno stuolo di tecnici iper-specializzati, insieme all’ingegnere capo, non si perdevano nemmeno una sillaba dei dialoghi che avvenivano nella sala rossa.

- Come sono fatti fisicamente? - chiese l’ingegnere capo al consigliere scientifico del presidente, che era appena uscito dall’incontro per addentare un panino.