Ad essere convinto che Moffat abbia fatto centro c’è anche Angelo Rossi il quale, recensendo il primo episodio della stagione su Fantascienza.com, conclude: “Se queste

The Doctor e The Next Doctor.
The Doctor e The Next Doctor.
sono le premesse, con Moffat e il suo nuovo team i fan del Doctor Who possono stare in una botte di ferro perché i presupposti per svolgere un ottimo lavoro ci sono tutti”. Il nuovo team di cui parla Rossi è quello formato da Piers Wenger e Beth Willis, produttori esecutivi al fianco di Steven Moffat, che hanno preso le redini della serie dopo l’era di Russell T. Davies e Julie Gardner, che avevano resuscitato il Dottore nel 2005. Veterani della televisione (sono stati entrambi a capo della direzione fiction di BBC Wales, la sezione gallese della rete nazionale britannica), Wenger e Willis seguono una loro regola di vita: “La cosa per noi più importante alla fine di una giornata è l’aver raccontato una buona storia; questa è sempre la cosa che il pubblico chiede maggiormente”. Raccontare una buona storia è quello che Doctor Who cerca di fare da decenni, e dopo centinaia di episodi non è sempre scontato che ci riesca. Perciò i due produttori hanno voluto puntare sulla novità, soprattutto introducendo nella serie le più avanzate tecnologie emerse nell’ambito degli effetti speciali negli ultimi anni, per garantire una resa allo stesso più realistica e più sorprendente. Per la televisione britannica, infatti, Doctor Who è il prodotto più complesso e dispendioso sul piano tecnico. Tuttavia, hanno ammesso i due, “il fatto di avere Steven Moffat alla sceneggiatura e Matt Smith come protagonista dà allo show l’inevitabile elemento di cambiamento più importante”.       In un paese come l’Inghilterra, essere stati fan di Doctor Who da giovanissimi è scontato come in America l’essersi formati davanti alle puntate di Star Trek. Non c’è da stupirsi, quindi, se Piers Wenger ha approfittato del lancio della nuova stagione per confessare una colpa di ragazzino: “A otto anni fui accusato di aver rubato una copia di Doctor Who Magazine dal mio edicolante – accusa completamente infondata, mi affretto ad aggiungere. Fui accusato di ciò probabilmente perché ero sempre dentro l’edicola a leggere i nuovi numeri!”.

Whovians: questo il bizzarro nome con cui sono noti in tutto il mondo i fan della serie, che insieme a ‘Trekkies’ si contendono il primato del più longevo fandom di una serie televisiva. Tra gli insospettabili seguaci, anche la regina Elisabetta II d’Inghilterra che qualche anno fa fu tra le prime acquirenti dei dvd della serie, ordinati da Buckingham Palace per allietare le tediose estati regali nella tenuta di Balmoral. Ma anche grandi nomi della fantascienza cinematografica, da George Lucas a Steven Spielberg, da Peter Jackson a Patrick Stewart, possono essere annoverati tra i fan del Dottore, che in Inghilterra conta migliaia di iscritti alla “Doctor Who Appreciation Society” (DWAS), la community ufficiale britannica. Fondata nel 1976, la DWAS ha organizzato l’anno successivo la prima convention in tema e iniziato la pubblicazione della fanzine Tardis, sostituita poi dal mensile Celestial Toyroom, pubblicato ancora oggi. 

Ma anche la community italiana non manca d’intraprendenza. Nel corso di una convention nel 2009, i fan nostrani della serie hanno inoltrato due petizioni rispettivamente al canale digitale Sci-Fi/Steel e a Italia 1 per chiedere che la nuova stagione venisse trasmessa anche da noi, dopo che la programmazione su Jimmy aveva cancellato la quarta stagione, mandando in onda solo lo speciale natalizio “Il villaggio dei dannati”. Al momento c’è poco all’orizzonte, Sy Fi parla di problemi ad acquisire i diritti della serie; ma i fan italiani di Doctor Who aumentano ogni giorno di più grazie a Internet e non è detto che prima o poi il TARDIS sbarchi anche in Italia.