Delos 2: Racconto Mefistofele

[SOMMARIO]

di Franco Forte

-- Signor vaccone -- disse, -- mi lasci spiegare. Io non sono un veditore ambulante. Ascolti quello che ho da dirle, la prego, sono sicuro che la interesserà.
Giorgio lanciò ancora qualche bestemmia, sbuffò come un montone, sputò indignato sul pavimento e finalmente s'acquietò, quando Alfredo ebbe portato al loro tavolo un'altra bottiglia di barbera su richiesta di Hobbs.
-- Preferivo il Sangiovese -- borbottò versandosi un bicchiere.
-- Posso parlare? -- chiese Hobbs con apprensione.
-- Sputa l'osso, carogna d'un venditore.
-- Io non vendo -- lo contraddisse Hobbs. -- Io compro.
-- Non ho niente da vendere -- disse Giorgio. -- Soltanto qualche schifo di romanzo che non vuole nessuno. E non vedo cosa diavolo potrebbe farsene lei.
-- A me non interessano i suoi lavori -- insisté paziente Hobbs. -- desidero comprare il suo corpo.
Giorgio si bloccò proprio nel momento in cui stava ingoiando un lungo sorso di vino.
Il liquido lo soffocò, costringendolo a sputare per terra tutto quel buon barbera, e per qualche minuto lo fece tossire come se si passassero della cartavetra nei polmoni.
Quando i singulti si placarono, Giorgio si versò in fretta dell'altro vino, lo bevve avidamente e disse, rivolto a Hobbs: -- Porca miseria! Ma allora lei è il diavolo. Satana in persona!Hobbs allargò le braccia in un gesto di disperazione. La sua pazienza stava per esaurirsi.
-- No, signor vaccone, non sono il diavolo, così come non sono un venditore ambulante e tanto meno un marziano. Sono un semplice collezionista di forme di vita aliene intelligenti. Lo giuro su ciò che ho di più sacro.
-- Non ci credo -- ribatté Giorgio con testardaggine. -- Adesso capisco la storia del contratto e tutto il resto. Lei è Mefistofele in persona e vuole comprare la mia anima in cambio di qualche anno di fittizia felicità.
Hobbs decise che a quel punto era meglio assecondarlo: -- In effetti la mia proposta ha qualcosa a che fare con questo.
-- Ah! -- esclamò Giorgio. -- L'ha ammesso!
-- Non ho ammesso proprio niente.
-- Guarda che non mi freghi, satanasso. Come la mettiamo con quella faccenda di Faust, eh?
-- Ancora lui -- si stupì Hobbs. -- Quello è stato un vecchio errore che credo di aver pienamente scontato. Ero quasi riuscito a far firmare il contratto di cessione a un soggetto particolarmente interessante, quando proprio all'ultimo momento mi sono accorto di non avere tutti i documenti in regola. Il nostro governo non transige su simili cose, per colpa dei tanti speculatori, così ho dovuto fare ritorno su Keriton e attendere il momento buono perché nascesse sulla Terra un altro elemento con le caratteristiche adeguate per entrare a far parte della mia collezione. Ora è troppo complesso stare a spiegarle quali siano queste caratteristiche; le basti sapere che lei le possiede tutte.
-- E Faust? Che fine ha fatto?
-- Faust non è mai esistito -- rispose Hobbs, visibilmente infastidito. -- Quel mio banale errore fece nascere una stupida leggenda, e narratori di mezza tacca come quel... Harlowe... Marlow... come accidenti si chiamava, per non parlare dello spregevole drammaturgo Ghote, ne trassero irritanti storie di un assurdo incontro con il diavolo. Figurarsi!
-- Balle -- commentò placido Giorgio.
-- D'accordo, come vuole -- si arrese Hobbs. -- Io sono Mefistofele e ho qui un contratto secondo modalità che lei potrebe trovare interessanti. Mi vuole ascoltare, mentre gliele leggo?
-- Hmmm -- fece Giorgio, sforzandosi di mettere a fuoco la faccia dell'uomo. -- Va bene, leggi pure. Ma non credere che basti a fregarmi. Anche ubriaco sono sveglio come una suora irlandese.
Hobbs sbuffò senza comprendere e cominciò a leggere.
-- Tutto qui? -- commentò Giorgio con disappunto.
-- Mi sembra una proposta ragionevole. Lei avrà tutto il successo che desidera, e allo scadere del suo cinquantesimo anno d'età cederà a me la proprietà del suo corpo.
-- E della mia anima che ne facciamo?
-- Ma non lo so! -- esclamò esasperato Hobbs. -- Io non la toccherò di certo.
-- Non capisco perché proprio io -- borbottò Giorgio. -- Che cosa se ne fa di un Vaccone laggiù all'inferno? Non sono buono nemmeno a spalare carbone.
-- Lei non dovrà spalare proprio niente -- lo rassicurò Hobbs. -- Verrà con me su Keriton e là entrerà a far parte della mia collezione. Le verrà assegnato un alloggio confortevole e potrà disporre a suo piacimento di tutte le comodità offerte dal nostro pianeta. Alla fin fine non dovrà fare altro che godersi la vecchiaia in meritato riposo, lontano dagli affanni della vita e con il miglior servizio medico a disposizione che posssa immaginare. Io tengo che i miei reperti vivano il più a lungo possibile.
-- Ho capito -- disse Giorgio scuotendo la testa. -- Ma che garanzie ho che dopo aver firmato il contratto lei non mi porti via di contrabbando?
Questa volta Hobbs non seppe trattenersi dallo scoppiare a ridere.
-- Lei avrà la sua copia firmata del contratto -- spiegò, -- e su di essa saranno riportati esattamente i termini del nostro accordo. Da domani stesso la dea della fortuna e della notorietà verrà a bussare alla sua porta, glielo garantisco.
-- Come ci riuscirà?
Hobbs si strinse nelle spalle. -- Sul mio pianeta ricevo onori e attenzioni in virtù delle mie abbondanti ricchezze, e i miei averi sono facilmente convertibili in denaro locale. Come ben saprà, non occorre altro per spalancare a chiunque le porte del successo, qui sulla Terra.
Giorgio fissò con occhio spento i due tremolanti Hobbs che aveva di fronte, poi finalmente disse: -- Ma sì, chi me lo fa fare di continuare a vivere in questo schifo di mondo? Il mio è tutto talento sprecato. Se ne accorgeranno. -- Spalancò le braccia in un gesto di resa. -- Va bene, satanasso, sono nelle tue mani. Anche se so che al momento giusto mi porterai dritto all'inferno. -- Sbatté con violenza il bicchiere colmo di vino sul tavolo e si slacciò il polsino della camicia. -- Hai un coltello? -- chiese. -- O uno spillo.
-- Un coltello? E per che farne?
Giorgio strabuzzò gli occhi sorpreso: -- Ma per poter firmare col sangue, no? Che razza di diavolo sei?

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