Si trattava invece di un fattorino con un servo meccanico carico di pacchi colorati.- Tanti auguri, signori Cross - esordì il giovanetto. - Questi doni sono da parte di Ben Cross.Il signor Cross e sua moglie fecero scaricare i pacchi sotto l’albero, senza replicare. Poi, timidamente, la donna si avvicinò al ragazzo e gli chiese con tono sommesso come mai i regali non li avesse portati personalmente suo figlio.

Il commesso le sorrise indulgente. - È la moda di quest’anno, signora. I regali precedono il donatore, così chi li riceve ha tempo di guardarli e preparare i ringraziamenti… così… - aggiunse birichino, - è più facile mentire!”

La signora sospirò. - Ma è mio figlio…

- Non importa! La moda è questa… lei poi non sa quanto costa recapitare i regali a casa, soprattutto se a consegnarli è un servo accompagnato da un umano! - pontificò il fattorino.

Il signor Cross scosse il capo, bofonchiando qualche parola inintelligibile, e congedò il garzone. Guardò i doni insieme alla moglie: erano come al solito costosissimi e inutili.

Poco dopo il campanello squillò di nuovo. Come pronosticato dal commesso si trattava di Ben, il figlio maggiore dei Cross, che si presentava dopo un tempo sufficiente per l’apertura dei pacchi.

La madre non vedeva l’ora di abbracciarlo, erano passati diversi mesi dalla sua ultima visita, ma egli eluse sbrigativamente ogni effusione: dopo un breve saluto si mise a passeggiare per la casa elargendo critiche e commenti sull'arredamento.

Quando si accomodarono in salotto, Ben cominciò a raccontare dei suoi ultimi successi, a descrivere in modo quasi volgare le donne che aveva frequentato: parlava a raffica, con voce troppo alta, ridendo da solo delle proprie battute. I Cross non riuscivano quasi ad aprire bocca, frastornati e intimiditi dall'atteggiamento del figlio. Ogni tanto si scambiavano un'occhiata perplessa.

Nel giro di mezz’ora, Ben esaurì una buona dose di argomenti.

Il suo monologo stava per terminare, quando l'arrivo del fattorino con altri doni salvò in extremis la situazione. Ben poté proseguire nelle sue chiacchiere commentando i regali del fratello e, quando questi arrivò, trovò un interlocutore più adatto dei genitori. Il soliloquio divenne, in un istante, un duetto.

La madre si chiese istintivamente come mai Ben e Russ aspettassero solo le riunioni di famiglia per incontrarsi, ma trovò da sé l’avvilita risposta: nessuno dei presenti aveva in realtà molto da dire agli altri, e un legame come quello che vi era tra i suoi figli non era meno occasionale di quello tra colleghi di lavoro.

In quella casa, ormai i due ragazzi erano come stranieri in mezzo a una città sconosciuta, due emigranti che, trovandosi per caso, potevano parlare con sollievo la loro lingua.