La sala sotterranea si andava lentamente popolando di presenze cenciose, alcune così bizzarre da costringermi a distogliere lo sguardo, altre completamente umane, almeno all'apparenza. Le mutazioni mentali "positive", tipo quella di Aelc e la mia, erano estremamente rare, su questo come su altri mondi, compreso quello da cui io provenivo. Per lo più si trattava invece di semplici deformità fisiche o alterazioni genetiche.Appena entrati, quegli strani uomini e donne si toglievano le fasce sulla fronte, come per un rituale simbolico: ben presto la sala fu tutta un baluginare di luci verdognole.- Ci vorrà un po' per radunarli - annunciò Dan ad Aelc, e poi  si eclissò. Dal suo modo di fare, capii che la mia prima analisi sul suo conto era completamente sbagliata: doveva trattarsi di un uomo intelligente e deciso, quasi certamente un capo.

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Le ore della notte erano trascorse lentamente. Io e Aelc avevamo appena avvertito il freddo, grazie alle nostre tute termiche, mentre la gente che già si trovava nella sala aveva acceso fuochi di sterpaglie resinose, che bruciavano male e producevano un gran fumo.

Non avevo osato dormire. Avevo un bel ripetermi, con un certo rimorso, che mi trovavo fra i miei simili, più di quanto non lo fossi stato nella Città Protetta; tuttavia l'immagine di mostri spaventosi che mi assalivano per derubarmi e farmi a pezzi non cessava un attimo di assillarmi il cervello, per quanto la scacciassi. Sperai solo che non ci fossero telepati, fra loro. Aelc mi aveva detto quanto fossero suscettibili i Mutanti.  Per parte sua, lui se ne stava tranquillo, a riposare, oppure gironzolava, o confabulava con Dan.

Venne infine l'alba, o "l'Ora-dello-Sparo", come dicevano loro. Sapevo che la transizione termica sarebbe stata brusca, tanto da non permettere nessun tipo di vita esterna come accadeva invece al crepuscolo, ma non ero preparato a ciò che accadde: il caldo mi schiacciò di colpo, improvviso e tanto più insopportabile, poiché il fisico non era preparato ad affrontarlo.

- Non arriverà più nessuno, adesso- sentii Dan borbottare - In pieno giorno non amano percorrere i cunicoli, con queste temperature.

- Sono già abbastanza - replicò Aelc. e in effetti la sala era gremita. Stimai, con stupore, che vi si trovassero almeno un migliaio di persone: non avrei mai creduto che ci fossero così tanti sopravvissuti, nel Difuori, se si considera che non potevano neppure riprodursi. Ed era altrettanto miracoloso che si fosse potuto radunarli. Forse dovevo cominciare a rimangiarmi almeno una parte dei miei dubbi su Aelc.

Dan glieli indicò con un gesto  che sembrava sarcastico, ma che forse era solo un modo per darsi un contegno.

- Allora, parla - esortò - annuncia i tuoi propositi, prima che il caldo gli faccia bollire il cervello. Coraggio, sono tutti tuoi.

Aelc si piazzò in un punto piuttosto elevato della sala, in modo da poter spaziare con lo sguardo ed essere visibile da tutti. Qualche sguardo cominciò a sollevarsi. Avevano spento in fretta i fuochi, ai primi scoppietti dalla superficie, ed erano passati a un'altra attività:  tagliare tutte le radici che pendevano dal soffitto. Dai monconi rimasti sgorgava un liquido che, scorrendo sulle pareti, contribuiva vagamente a rinfrescare  l'aria.

- Io sono uno come voi. - esordì il mio amico, in tono quieto. Di colpo, ogni mormorio cessò, ogni  occupazione fu interrotta, e  tutti si predisposero ad ascoltare.

- Sono uno come voi - ripeté - anche se più fortunato, poiché potevo vivere indisturbato fra gli Inalterati,  e nessuno mi avrebbe mai scoperto. Ma quando ho visto come andavano le cose, e ho potuto giudicare, ho capito che quella mia fortuna non era un caso, ma volontà della sorte. Che attraverso di me stava cercando di aiutare l'intero popolo del Difuori.