- Perché no? – annuì lentamente Jona. Nessuno si accorgerà della nostra assenza durante la veglia…- Io dico che state dando i numeri – scosse sconsolato la testa Geremia.- Ascolta – sorrise l’amico – tutti hanno saltato almeno una veglia nella vita. Non saremo da meno dei nostri vecchi, no?- Il cielo notturno brilla di miliardi di stelle. E poi Martha ha un debole per te… - ammiccò Zoe all’indirizzo dell’amica che li raggiungeva con passo svelto.

- Dici davvero? – cominciò a cedere il ragazzo.

- Beh, a dire il vero anch’io ho avuto la stessa impressione… - ribadì Jona costringendosi a rimanere serio mentre scambiava uno sguardo complice con Zoe.

- All’alba, però, tutti casa… !– si arrese volentieri Geremia.

I primi astri occhieggiavano sporadici sullo sfondo cobalto.

Theo fluttuava appena sotto il settore di sua competenza. Aveva raggiunto l’asse a zero G della colonia grazie alla capsula che galleggiava pigramente a qualche metro di distanza: ora teneva fra le mani il pannello in nanotubi al carbonio che avrebbe dovuto turare la falla spalancata da una micrometeorite nel cielo di Bethlehem. Lassù, intorno allo squarcio, lo attendevano Harrison e Serrano.

- Fai attenzione, ragazzo! – lo richiamò ridacchiando in cuffia Harrison, una silohuette scura qualche decina di metri più in alto, armeggiando con i microfari che avrebbero condotto a destinazione il giovane – Se ti scappa il finestrino chi glielo spiega ai fratelli laggiù?

Theo abbassò lo sguardo verso i profili delle colline e delle pianure lontane seimila metri; appena rischiarate dal chiarore dell’ultimo crepuscolo non rivelavano nessuna traccia di illuminazione: Bethlehem sembrava una landa disabitata.

Manovrò con prudenza le ventose che sorreggevano il pannello dirigendosi lentamente verso i colleghi e le sagome sferiche dei loro veicoli che occultavano piccole porzioni di uno spazio sfolgorante.

- Che spettacolo incredibile! – sussurrò Zoe supina nell’erba alta.

- Già… È la prima volta che lo guardo così a lungo. E senza i richiami insistenti di mia madre! – mormorò quasi fra sé Geremia.

Jona diminuì l’intensità del lume a petrolio che li accompagnava ritagliando sul terreno un alone giallastro.

- Non capisco. Perché i vecchi non vogliono che guardiamo il cielo di notte? – Riprese Zoe.

- Non lo so. Forse temono che possiamo leggervi qualcosa di sconosciuto, di potenzialmente pericoloso… - rifletté Jona.

- Miliardi di punti luminosi. Forse anche noi siamo stella per qualcuno che è stella per noi… – seguì il corso dei suoi pensieri Zoe.