- Ma pronti per riunirsi alla comunità rispettandone le regole severe! – incalzò con forza Ulrich.- Come te, Ulrich…- sospirò Balthazar.- Sì, come me, Fratello! – alzò gli occhi verso i pannelli trasparenti – Si sta facendo giorno. Zoe e Jona hanno già parlato con le loro famiglie.- Non sono convinto che stiamo facendo la cosa giusta…

“Amish” – rimuginava fra sé Harrison masticando quel termine dutch sulla terrazza del molo.

L’Asteria aveva solcato le profondità degli abissi stellati verso Tycho IV, proseguendo poi come una punta di freccia alla volta della sua destinazione finale.

La mole immensa di Terra XXIV, una corolla irta di strutture di servizio intorno alla quale ruotavano decine di astronavi, si affacciò all’improvviso dalla curva convessa di Giove. Durante le ultime settimane di navigazione Zoe e Jona avevano visto il pianeta gigante coprire lentamente con la sua massa l’intero spazio visibile dall’osservatorio. Terra XXIV veniva incontro a Jona come una promessa, fatta di milioni di persone, di praterie e altipiani, di nomi e parole da imparare.

Cercò istintivamente Zoe, che dormiva nella cuccetta proprio sotto l’oblò, illuminata dal bagliore ormai prossimo della colonia. Sognava, Zoe. Dietro gli occhi chiusi guardava risplendere una gemma poggiata sul velluto nero del cosmo, un pianeta azzurro come quello che l’angelo le aveva raccontato, così grande che una vita intera non sarebbe bastata a conoscere tutto...

Dal fondo di milioni di chilometri di distanza Martha alzò per un attimo lo sguardo verso il luccichio gelido che costellava la volta di Bethlehem, poco dopo il tramonto. Sorrise accarezzando come una brezza leggera le spighe di grano; le grida festose dei bimbi, l’odore dei campi prima della trebbiatura tutt’intorno. Poi si mise a correre, sollevando l’orlo della gonna per raggiungere il passo lento di Geremia e le prime, calde luci di Lancaster.