All’inizio pensavano si trattasse della solita epidemia di influenza. Spiacevole ma usuale. Poi cominciarono a morire. Allora si resero conto che stavolta era diverso. Non si trattava di influenza ma di un morbo completamente sconosciuto, incredibilmente contagioso, diffusosi su tutto il pianeta con velocità spaventosa… L’umanità è ormai al limite dell’estinzione totale. Questo è l’incipit della storia concepita da Nation, così come è stata tradotta nel romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer nel 1978. I Sopravvissuti (Survivors) è un racconto estremo interamente costruito sul “dopo”, e che si inserisce nel filone post-apocalittico che già al cinema va per la maggiore. L’impressione che la storia esercita sui dirigenti della BBC è enorme, ancora maggiore è il timore che l’impatto sul pubblico sia devastante, in anni di guerra fredda e angosce nucleari. Sono giorni di battaglie e discussioni, Nation dà fondo a tutte le sue energie. Alla fine, e con un coraggio che gli attuali network hanno ormai dimenticato, il produttore esecutivo della BBC Terry Dudley dà il via libera alla produzione dei primi tredici episodi, le cui riprese iniziano nel febbraio del 1975. Nell’aprile di quello stesso anno la serie inizia a essere trasmessa, e i timori dei dirigenti televisivi si dissolvono; il telefilm ha un successo immediato ed enorme, tale da battere tutti i record di ascolto per una fiction televisiva. Il pubblico si appassiona e si immedesima nelle vicende dei protagonisti, i pochi sopravvissuti all’epidemia che cercano di ricostruirsi un’esistenza. La fama di Nation cresce a dismisura, il suo racconto destinato a entrare nella storia della televisione inglese e non solo.

Guida alla sopravvivenza

Il plot principale di I Sopravvissuti è estremamente semplice: passata l’epidemia che ha annientato il 99 percento dell’umanità, la storia segue le vicende dei pochi superstiti intenti a ricostruire quel poco di civiltà che possono. Il genere post-apocalittico ha regalato magnifici esempi di esplorazione delle possibilità che il tema offre, anche e specificatamente con riferimento all’epidemia come causa scatenante; che si tratti di origine naturale, o extraterrestre, o provocata dall’uomo. Da questo punto di vista Nation ha diversi debiti verso il passato, primo fra tutti il genio di Richard Matheson, che con il suo squassante Io sono leggenda ha utilizzato l’espediente dell’epidemia che trasforma i superstiti in vampiri per analizzare il tema della diversità. Ma di superstiti sono pieni sia la letteratura che il cinema fantascientifico. Il giorno dei trifidi di John Wyndham ci mostra come si può sopravvivere all’invasione aliena di microrganismi. Al cinema, L’ultima spiaggia di Stanley Kramer porta in scena l’incubo che attanaglia i superstiti dell’olocausto nucleare rifugiatisi in Australia, mentre Zombie di George Romero rimette in campo l’epidemia che trasforma gli esseri umani in morti viventi, utilizzandola come mezzo di denuncia della società dei consumi. A sua volta Nation dovette affrontare una causa per plagio mossagli contro dal suo collega Brian Clemens, a testimonianza di come il tema fosse comunque sentito e girasse nell’aria, complici le continue voci di guerra chimica e batteriologica che attraversavano l’opinione pubblica. In anni recenti l’eclettico Danny Boyle ha ripreso atmosfere e ambientazioni della serie nel suo 28 giorni dopo, mentre in televisione sono svariati i serial che trattano l’argomento: è il caso dei britannici The Last Train, in cui i passeggeri di un treno sopravvivono a un disastro apocalittico, e The Tribe, storia di un gruppo di adolescenti sopravvissuti a un’epidemia venuta dallo spazio. Negli USA  è Jericho a riproporre la lotta per la civiltà dopo il disastro nucleare, mentre in Jeremiah si ripropone un mondo in cui gli adulti sono stati sterminati e, quindici anni dopo, i bambini diventati a loro volta adulti lottano per ricostruire un mondo. Una curiosità: nei titoli di testa di I Sopravvissuti viene detto implicitamente che l’epidemia è provocata da un virus creato in un laboratorio cinese. Quando pochi anni fa gli echi della SARS si sparsero in tutto il mondo, forse qualcuno se lo sarà ricordato…