La comunità online, nel frattempo, si è divisa. Dalla parte di Carmilla si è schierato lo

scrittore italiano Giovanni De Matteo dal suo blog ospitato su Fantascienza.com, titolando il suo intervento: “DDR Simmons: requiem for a sci-fi dream” (facendo riferimento ai metodi da Germania dell’est). Anche De Matteo, aldilà della condanna del gesto delatorio di Simmons, si è posto il problema del rapporto tra le opinioni dell’autore e la sua opera: rileggendo Gli uomini vuoti (1992), «tra le migliori letture dell’anno appena concluso», De Matteo ha notato come la riflessione sull’umanità fatta da Simmons in quell’opera possa essere ora letta in tutta la sua ambiguità,«un requiem per il mio sogno personale sulla fantascienza» fondato su tolleranza, rispetto, umanità. E rendendo nota, inoltre, la sua scarsa propensione a proseguire la lettura di Simmons, concludeva: «Dopo questa storia assurda, concedere a Simmons la sospensione dell’incredulità sarebbe un po’ come invitare a cena un cannibale». Di tono opposto l’opinione dello scrittore  e critico Elvezio Sciallis sul suo blog Malpertuis, nel quale scrive perentoriamente: «Simmons scrittore non c’entra nulla con questa faccenda, Simmons uomo risponderà eventualmente in opportuna sede; mischiare le due cose, come fa Carmilla, è spregevole». Sul social network aNobii gli utenti del gruppo “Fantascienza in Italia” in un ampio dibattito si sono schierati sullo stesso tono di Sciallis, sostenendo la necessità di dover scindere autore e opera.

Tuttavia, la difficoltà che s’incontra con Dan Simmons deriva probabilmente anche dal suo essere un autore difficilmente collocabile. Simmons è un esordiente quando, sotto consiglio di Harlan Ellison, vince un concorso letterario – il Rod Sterling Memorial Award – con il racconto The River Styx Runs Upstream che il più veterano scrittore aveva letto in anteprima e apprezzato. Nel 1982 viene quindi pubblicata la sua prima storia di fantascienza e solo tre anni dopo, il suo primo romanzo Il Canto di Kalì vince il World Fantasy Award. Di qui a due anni, nel 1987, Simmons lascia la sua occupazione di insegnante di scuola elementare per dedicarsi interamente alla scrittura e alla fantascienza. Ma il suo rapporto con quest’ultima è sempre stato di amore e odio. In più di un’intervista, Simmons ha sostenuto di non credere che la fantascienza meriti l'etichetta di letteratura, perché la maggior parte di essa sarebbe oggi priva del benché minimo connotato artistico. I film di fantascienza, con la dovuta eccezione di 2001: Odissea nello Spazio e buona pace di pochi altri, hanno reso il genere ben poco rispettabile: prodotti come Star Wars e Batman sono per Simmons l'esempio della deriva della fantascienza, piena di belle immagini e appassionanti scene d'azione ma priva di contenuto. Egli indica come sue influenze le opere di Jack Vance, il Dune di Frank Herbert, La Mano Sinistra delle Tenebre della Le Guin. Di contro, è dell'opinione che Asimov e Clarke siano ormai passati di moda e che il cyberpunk abbia invece rinvigorito la fantascienza lanciandola verso orizzonti completamente nuovi, benché ormai anche questa corrente abbia fatto il suo tempo. Simmons è Simmons: le etichette non vanno bene per lui, poiché anche se il suo Hyperion è stato considerato il primo esempio di post-cyberpunk è pur vero che la sua fantascienza resta sospesa tra hard SF, space opera e fanta-horror.