A dieci anni dal debutto 3D sulla prima Playstation, la saga di Solid Snake arriva al capitolo finale, Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, che esce oggi in tutto il mondo per Playstation 3. Dopo l’excursus nel passato della guerra fredda di Snake Eater, l’autore della serie, Hideo Kojima, torna alla storia che si era interrotta su Playstation 2 nel 2001 con l’epocale Sons of Liberty, primo vero esempio di produzione cinematografica formato console. Dal 2009 di Metal Gear Solid 2, che poneva l’accento sul significato della memoria nell’era informatica di internet, l’avventura riprende nel 2014 di Metal Gear Solid 4, in un clima da guerra globale, alla mercé di eserciti privati, come nel sogno di Big Boss.

Solid Snake, figlio dell’ingegneria genetica, altro filone fondamentale nelle riflessioni di Kojima, è un guerriero stanco e invecchiato (a causa della degenerazione precoce dei tessuti clonati), ma che non ha perso la forza di combattere un’ultima missione. La scelta di mostrare sul volto dell’eroe il peso di una vita di battaglie – ha spiegato il game designer giapponese – nasce dall’esigenza di rendere i giocatori maggiormente partecipi delle emozioni provate da Snake, tema che percorre l’intero episodio, un epilogo in grande stile a cui, sembra di capire, sono stati invitati tutti i personaggi dell’epopea fantascientifica di Konami.

Non è comunque detto sia l’addio al nome Metal Gear per l’editore nipponico, anche se Kojima ha confermato che con questo appuntamento si concluderà definitivamente il ciclo narrativo di Solid Snake. D’altronde – ha ribadito l’autore – non sono mai esistiti piani a lunga scadenza per la serie e ciascun capitolo è stato sviluppato uno alla volta. Kojima ha plasmato un universo molto personale. Ci sono i riferimenti alle passioni che coltivava fin da piccolo - dal cinema agli interminabili racconti di fantascienza da centinaia di pagine che venivano regolarmente respinti al mittente – ma anche ai pensieri di un bambino cresciuto nel Giappone dopo Hiroshima e Nagasaki.