Un astrofisico che si occupa dell’andamento delle tempeste solari riceve una misteriosa trasmissione dallo spazio profondo contenente alcuni criptici frammenti di immagini che sembrano essere ricollegabili a un drammatico evento futuro di lì a diciotto ore.  Alza quindi il telefono e contatta la polizia, chiedendo di un agente intelligente e di ampie vedute.  Gli viene inviata la bella detective Rebecca Flint, che avrà il delicato compito di stabilire se questa predizione sia vera o meno ed eventualmente impedirne l’avverarsi. 

Queste sono le premesse con le quali comincia Paradox, una miniserie in cinque puntate, di un’ora ciascuna, prodotta dalla BBC.  In molti hanno paragonato questa serie a Minority Report o al cugino americano Flash Forward, ma anche con tutto l’impegno e la buona volontà possibili, Paradox non è proprio in grado di reggerne il confronto.  Dal punto di vista tecnico-estetico è un prodotto girato con quello che gli americani considererebbero un low budget, e questo risulta abbastanza evidente nei rari momenti in cui c’è bisogno di un effetto speciale di qualunque tipo, e anche la regia offre soggettive e inquadrature mediocri.

Da un punto di vista di sostanza, la trama è ambiziosa e affascinante, purtroppo però la buona idea di base viene mortificata dalla pessima gestione dei personaggi.  I protagonisti di Paradox, infatti, si comportano tutti in maniera altamente illogica, hanno atteggiamenti poco sensati e scarsamente credibili considerata la situazione che si trovano davanti.  Ad esempio, il leitmotiv della prima puntata ruota per lunghissimo tempo tutto intorno all’atteggiamento contrastante dell’agente Rebecca Flint (Tamzin Outhwaite), che da una parte mostra incredulità nella possibilità che questa sia una vera visione del futuro, dall’altra invece si arrabatta affannosamente per evitare che questa si concretizzi.  Poco credibile e poco riuscita è anche la figura dell’astrofisico Dott. Christian King (Emun Elliott), che ha più l’aria di un moderno vampiro che di uno scienziato, il quale invece di contribuire attivamente alle indagini sembra abbia l'unico scopo di assumere pose quanto più misteriose ed enigmatiche possibile.  Fortunatamente i dialoghi, in vero stile inglese, sono scritti con buona perizia, e questo permette al telefilm di risultare meno noioso di  quanto dovrebbe, considerata la sceneggiatura che fa acqua un po’ da tutte le parti, trasformando così un prodotto mediocre in un telefilm mediamente appetibile.  Un altro aspetto positivo è dato dalla scarsità di buonismo e da una buona dose di cattiveria che qua e là traspare, rendendo il prodotto più intrigante.

Come a confermare quanto ho appena affermato, il telefilm ha ottenuto un buon risultato di audience, con oltre quattro milioni di spettatori, nonostante le critiche negative piovute dalla stampa (Telegraph online) e dalla critica inglese.

Un altro aspetto interessante da sottolineare è quello del format, la tv inglese infatti sta privilegiando le miniserie televisive rispetto alle serie, e questo permette di non subire il giogo dell’audience e delle eventuali cancellazioni in corsa, e garantisce anche a idee non esattamente originali o longeve come questa di Paradox di poter essere sviluppate in maniera adeguata senza dover subire l’impatto di una serie.

In definitiva Paradox non è un telefilm particolarmente singolare o brillante, ma risulta comunque una visione piacevole, in grado di stuzzicare l’interesse anche di un pubblico più esigente.