Delos 20: id4 a cura di Luigi Pachì

ID4: INDECENT DAY


Se non avete ancora visto il film, non leggete questo articolo: ci sono dettagli della trama. Oppure leggetelo, e capirete perché non vi conviene andarlo a vedere... Delos non ama aprire polemiche ed esprimere giudizi radicali... ma quando ci vuole ci vuole!

Mi verrebbe da dire: mai brochure fu più azzeccata nella storia del marketing cinematografico. all'entrata del cinema infatti faceva bella mostra il volantino di Independence Day, o per i più attenti ID4, che strillava: "vorremmo che non accadesse mai!"... E, credeteci, aveva proprio ragione.

Forse inconsciamente (o forse no) questo flysheet a colori che ricordava come Independence Day avesse frantumato ogni precedente record d'incasso negli Stati Uniti, raggiungendo la cifra record di 300 miliardi di lire nei primi dieci giorni, diceva una fondamentale verità. Una volta visto il film non avevamo più il minimo dubbio: il "vorremmo che non accadesse mai" si riferiva non all'attacco alieno, bensì a un forte e preciso messaggio nei confronti del regista Roland Emmerich (già ricercato da molti dopo Stargate), al quale si implorava di non farlo. Ma purtroppo era tardi per evitare il disastro... che era ormai già accaduto. A supportare questo dolore ecco venirci in soccorso il termine "frantumare", pronto ad essere utilizzato non solo in relazione alle parole "record d'incasso", ma anche nel senso di "frantumare i cosiddetti" del vero e povero appassionato di fantascienza che si è trovato nel bel mezzo di un disastro di proporzioni colossali.

Se ci dimentichiamo per un attimo degli effetti speciali realizzati brillantemente e la buona, per quanto breve, interpretazione di Brent Spiner (il Data di Star Trek) nei panni del dottor Okun, credo che definire ID4 una saga della pateticità e un'accozzaglia di banalità sia quasi farle un favore. Io e Silvio eravamo andati muniti di buone intenzioni, nonostante il recente colpo basso subito durante l'anteprima di Mission: Impossible (altro "pacco" colossale), eppure la pazienza è durata poco più di qualche interminabile secondo.

Non è davvero possibile pensare che la gente impazzisca per queste cose. Certo è che l'appassionato di fantascienza più che impazzire rischia l'infarto a stare dietro all'infinita serie di insulsaggini congegnate con cura da uno dei maestri della fantascienza cinematografica. Verrebbe davvero da gridare "ridateci la Guerra dei Mondi"!.

Nel primo tempo non succede assolutamente nulla. Le astronavi aliene si avvicinano alla Terra e facciamo la conoscenza di eroi e antieroi tra i più stereotipati mai descritti. Un insieme di storie apparentemente (ma neanche tanto per essere sinceri) scollegate che, colpo di scena, verranno nel secondo tempo tutte maledettamente a convergere tra di loro per preparare il megafinale positivo dove sono tutti buoni, bravi e vincenti (per fortuna che almeno la moglie del presidente ci lascia la pelle). Abbiamo il pilota nero (Bill Smith), pantomima vivente di Eddie Murphy, che non viene probabilmente assunto alla Nasa perchè la sua donna fa lo streaptease, che si prenderà una rivincita nei confronti della società e tirerà calci a un alieno dicendogli "benvenuto sulla Terra"; un Presidente smaccatamente clintoniano (Bill Pullman) che deciderà di sferrare l'attacco finale in prima persona pilotando un aereo e facendoci rimpiangere i bei tempi quando guidava il Camper Spaziale nel film di Mel Brooks "Spaceballs"; uno scienziato fallito (Jeff Goldblum) lasciato dalla moglie che lavora con il Presidente, grazie alla quale potrà avvisare la Casa Bianca (tra un tira e molla senza senso) che lui ha capito il "trucco" degli alieni... A rincarare la dose c'è la ballerina di striptease che evita di finire arrosto come i suoi simili perchè si chiude di corsa assieme al figlio e al cane dietro a una porta che la potenza immane degli alieni risparmia contro tutte le leggi fisiche.

Dire che si è tirata troppo la corda è davvero poco... Il giornalista de "Il Giorno" Silvio Danese ha scritto su ID4: "... sa di fiocco bianco abbrustolito, è dipinto come un vecchio B-movie lanciato nel futuro del cinema a colori, è idiota e spettacolare quanto basta per creare discussioni oziose e scazzi violenti". Per noi ha senza dubbio suscitato questi ultimi. Se gli alieni si fossero incazzati perchè dopo il primo giorno (2 luglio) non trovavano parcheggio, la trama avrebbe forse retto meglio.

Eppure sulla carta 100 miliardi di costo, 50 di promozione, 150 camper schierati tutti assieme, 400 figuranti per gli incidenti e un buon sito internet (www.id4.com) facevano sperare almeno in un impianto narrativo e dialoghi quantomeno sufficienti. E invece ci si sente sprofondare nella sedia del cinema ogni minuto che passa. La gente che applaude tutta attorno schematizza e riassume in una frazione di secondo tutta la fantascienza al pari del prodotto finale appena fruito: un insieme di personaggi senza né capo né coda, una trama patetica vista mille volte (dalla trasposizione di Wells a Visitors), una storia ecumenica con ebrei, neri e arabi tutti assieme appassionatamente in un "volemose-bene" universale nel giorno dell'indipendenza americana che il Presidente Pullman, con un discorso moralistico che ricorda molto Rocky IV, pronunciato prima di sferrare l'attacco finale con ubriachi e uomini di passaggio che pilotano i veloci aerei americani, non si esime neppure stavolta di sputarci addosso: "... e il 4 luglio da oggi in poi non sarà più ricordato come il giorno dell'indipendenza americana ma dell'intera umanità!"

Per fortuna che a supportare questa mia posizione ho trovato anche altre degne testate. Su Newsweek la recensione non lascia dubbi: "... i dialoghi sono ridicoli, i personaggi scontati, gli effetti speciali fermi ai tempi di Star Wars... Ai vecchi tempi, questo evento così importante avrebbe figurato nella parte di sotto della locandina del doppio spettacolo.

L'apoteosi dell'assurdo arriva per noi appassionati sul finale. Un filotto esemplare di cose da non scrivere mai nei vostri racconti e sperare di non vedere mai più al cinema. Siamo nella famosa Area 51, la base nella quale vengono studiati i resti alieni di Roswell, della cui esistenza solo il Presidente è all'oscuro. Fra questi resti c'è un'intera navicella aliena funzionante, da quarant'anni oggetto di studio da parte degli scienziati del governo. Come in ogni film di Emmerich, Jeff Goldblum arriva e dopo pochi minuti ha già capito come disattivare gli scudi della navicella.

Goldblum (che tra l'altro soffre il mal d'aereo) decide di partire in missione a bordo della navicella aliena con il pilota nero Will Smith. Dialogo: "Credi davvero di poter pilotare quel coso?". Risposta: "E tu credi davvero in tutte quelle stronzate che dici?"

La navicella parte a marcia indietro cozzando contro la parete dell'hangar solo perchè le istruzioni dei comandi sono posizionate al contrario: una gag degna di un film di Pierino. I due si lanciano verso l'astronave madre e per non farsi riconoscere tirano su dei lastroni che coprono i "finestrini". A questo punto Goldblum connette il suo Macintosh portatile con il computer alieno - neppure con i PC Windows c'è una così completa compatibilità - ed effettua l'upload del virus. Poiché la McAfee probabilmente è sconosciuta agli alieni, l'intero sistema informatico della flotta soccombe a poche righe di codice, gli scudi si abbassano, e basta qualche missile ben piazzato a spazzare via le mega astronavi.

Emmerich compie qui un'impresa miracolosa. Copiata l'idea del virus dalla Guerra dei mondi originale, dove gli alieni venivano stroncati dal raffreddore; copiata anche l'idea della trasposizione del virus nell'informatica, dall'episodio "The best of both worlds" di Star Trek The Next Generation; e copiata la scena finale dell'attacco col lancio del missile nella stretta conduttura che posta al nucleo dell'astronave aliena da Guerre Stellari; nonostante l'ampia ispirazione il nostro eroico regista riesce ugualmente a battere ogni record di implausibilità.

La mega esplosione dell'astronave madre crea un'onda d'urto che non nemmeno sfiora i due temerari dello spazio che ritroviamo nella corsa finale ad abbracciare le proprie donne che guidano un camioncino in loro direzione, in compagnia, ovviamente, del presidente degli Stati Uniti.

Ci si potrebbe addentrare su qualche dettaglio... perché gli alieni, che tirano fuori astronavi a migliaia tutti i momenti, devono usare i satelliti terrestri per comunicare?... come mai l'Air Force One va più veloce dell'onda d'urto e riesce a fuggire, mentre la navicella aliena non ce la fa... chi ha fornito a Goldblum le specifiche del sistema operativo alieno e relativo compilatore per creare il virus... Se gli alieni si spostano di pianeta in pianeta come cavallette, cosa ci faceva una loro navicella dalle nostre parti negli Anni Cinquanta... Come mai le comunicazioni radio non funzionano e i piloti da caccia comunicano tranquillamente fra di loro? E se le trasmissioni radio non funzionano, perché invece di usare il codice morse non viene usato semplicemente il telefono?

Sembra davvero di sparare sulla croce rossa.

Prima del film viene proiettata la pubblicità della Trilogia di Guerre Stellari, che in occasione del ventennale verrà riproposta fra breve in una versione restaurata. Perbacco, che confronto impietoso con il film di Emmerich!

Forse ho estremizzato troppo, ma credetemi, se non siete ancora stati al cinema a vederlo lasciate perdere... Oppure andateci, contate le banalità che piovono costanti su di voi e fateci sapere quante sono. Chi si avvicina di più vincerà qualcosa. Garantiamo fin da subito che non sarà un film in videocassetta di Emmerich.