San Donato Milanese

Sabato, ore 2.15

Il cielo su Metanopoli aveva il colore di un televisore sintonizzato su Lombardia 7 TV. La neve scendeva tanto fitta da assomigliare all'effetto neve di un canale non sintonizzabile. Il freddo era secco, tagliente. I semafori lampeggiavano gialli, come un segnale d'allarme che nessuno avrebbe raccolto.

L'uomo si strinse nella giacca a vento rabbrividendo. Era lì ormai da diversi minuti, ma non riusciva a decidersi. Tuttavia doveva prendere un'iniziativa alla svelta, o la mattina dopo i guardiani lo avrebbero trovato sotto forma di pupazzo di neve.

Il rischio è troppo, si disse. Ma non importava. Doveva entrare.

Raccolse un rametto dal terreno e lo lanciò contro il recinto. Non accadde nulla. Niente elettrificazione. Prese il coraggio a due mani e si decise a scalare il reticolato alto circa tre metri. Col vento tagliente che gli congelava il volto l'impresa sembrò durare ore, ma alla fine fu in cima. Piombò sul terreno dall'altra parte con un balzo che gli fece dolere i muscoli dei polpacci induriti dal freddo. Sotto la neve aveva schiacciato una cacca. Rimase qualche secondo immobile, con una bestemmia bloccata tra i denti.

Silenzio. Nessuno si era accorto di lui, nessun allarme era scattato.

Rapidamente si diresse all'entrata secondaria dell'edificio, con la disinvoltura di chi sa bene dove sta andando. Tirò fuori dalla tasca un mazzetto di chiavi, aprì la porta ed entrò.

Il tepore del riscaldamento lo fece sentire subito meglio. Si slacciò la giacca a vento, e si mosse nel buio addentrandosi in un lungo corridoio. In parte a memoria, in parte a tentoni, trovò una scala che conduceva ai piani sotterranei, e da lì arrivò finalmente alla porta dei laboratori segreti.

Introdusse nel lettore magnetico la scheda di identificazione che aveva trafugato, e la porta si aprì scivolando nella parete con un sibilo. Con passo esitante, l'uomo entrò nel laboratorio.

Cercò nella tasca della giacca, poi in quella dei pantaloni, e finalmente trovò lo Zippo. Lo accese, e davanti a lui comparve un volto.

In quel momento la luce si accese, e l'uomo si accorse di essere in trappola. Attorno a lui c'erano sei soldati in tuta antiradiazioni, e davanti a lui quella faccia, che conosceva così bene, e che stava ridendo di lui. Con un gesto lento spense l'accendino e lo rimise nella tasca dei pantaloni.

- E' arrivato, finalmente. Cominciavo a pensare che non avrebbe trovato il coraggio.

- Dottor Strauss! Come sapeva che sarei venuto?

L'altro gli strappò di mano la tessera magnetica che aveva usato per entrare e puntò il suo guardò malvagio dritto verso gli occhi arrossati del nuovo arrivato. - Non penserà davvero che sia così facile trafugare tessere d'identità. Le ho solo dato l'occasione di rubarla per metterla alla prova. - Strauss mosse lo sguardo verso il basso e aggiunse scocciato: - Avrebbe almeno potuto pulirsi le scarpe, prima di entrare, non crede?

L'uomo osservò lo sterco di cane ancora appiccicato sue sulle scarpe mentre i soldati si stavano avvicinando. - E ora, cosa ha in mente di fare?

- Penso che darò una risposta alle sue domande.