- No, ero venuto qui solo per portarti il caffè. - La faccia di Muldèr era il ritratto della svogliatezza. - Vabbè, sentiamo cosa avete scoperto.

Loredana si avviò lungo il corridoio. - Siamo nel bel mezzo di un mistero, Muldèr. Abbiamo preso le impronte digitali, e abbiamo fatto anche il test del DNA. Tutti i dati coincidono. Anche se è impossibile.

- Cosa vuoi dire?

- Quell'uomo, Muldèr, ha le impronte digitali e il DNA di Craxi. E' morto di infarto, come avevo ipotizzato. Da un giorno, apparentemente, ma con questo freddo potrebbero essere anche due o tre giorni. Eppure il nostro ufficio ha verificato, il vero Craxi è regolarmente al suo posto, in Tunisia. Inoltre sappiamo che il vero Craxi ha problemi di diabete che in questo soggetto sono assenti.

Fosco si passò la mano sulla faccia ispida. - Forse un clone?

Loredana lo guardò con la sua solita espressione tipo "che diavolo stai dicendo Willis?" - Muldèr, guarda che siamo in una parodia di X-files, non di Star Trek. Non è possibile clonare esseri umani.

- Uhm. Potrebbe essere stato clonato dagli extraterrestri. Oppure potrebbe essere venuto da un universo parallelo. Oppure potrebbe essere il primo di un'invasione di ultracorti. Oppure...

- Oppure potrebbe essere un fratello gemello di cui ignoravamo l'esistenza - disse Loredana.

- Ma i gemelli hanno esattamente lo stesso DNA? - obiettò Muldèr.

- Potrebbe anche essere. Chi sta scrivendo questa sceneggiatura non ne ha la minima idea, quindi non si può escludere.

- E quella faccenda dei vestiti?

Loredana alzò le spalle. - Tutti gli abiti che indossava il soggetto erano quattro misure meno della sua. Comprese le scarpe.

Entrarono in un altro laboratorio, e Loredana tirò fuori da un cassetto un sacchetto di plastica chiuso con una zip.

- E questo cos'è? - chiese Muldèr.

- Un sacchetto Cuki Gelo, ottimo per i surgelati. Puoi mettere in freezer carne, verdure, senza perdere il sapore delle vivande...

- Volevo dire, quello che c'è nel sacchetto.

- Un accendino. Tipo Zippo, alimentato a benzina. Quasi scarico. Era nei pantaloni del soggetto. E questo è un altro mistero.

Fosco sbuffò. - E io che speravo di passare una giornata a guardare la neve dalla finestra.

- Vuoi sapere qual è il mistero o no?

- Avanti, spara.

Loredana tirò fuori la pistola d'ordinanza.

- Parla, volevo dire - si affrettò a precisare Muldèr.

La donna rimise a posto l'arma d'ordinanza. - Abbiamo rilevato le impronte sull'accendino.

- E anche queste sono di Craxi.

Loredana guardò Muldèr con una faccia della serie "t'ho preso in castagna!". - Ebbene no. Non ci sono impronte di Craxi. Le impronte sono del tutto diverse.

- Bene, allora penso che dovremo iniziare da qui. Andiamo di sopra al computer delle impronte digitali.

La stanzetta era illuminata dal chiarore azzurro del monitor del computer. Sullo schermo c'era una grande scritta che lampeggiava: PATTERN NOT FOUND.

- Le impronte non sono schedate, Muldèr. L'individuo non deve aver mai avuto problemi con la polizia. E ora che facciamo?

Fosco si morse le labbra. - Accidenti. Questo caso sta diventando sempre più intricato.

- Però siamo bloccati. E anche se scovassimo di chi sono le impronte, magari scopriremmo che si tratta solo di un passante che ha chiesto al soggetto di potersi accendere una sigaretta.

- Non ti scoraggiare, Pasculli. Fatti un po' in là.

Loredana lasciò a Muldèr il posto davanti alla tastiera, e si sedette sul bordo del tavolo. Fosco lanciò un'occhiata brevissima alla coscia della donna, ma fu un guizzo impercettibile. Sapeva bene che per contratto non doveva mostrare alcun segno di attrazione sessuale per la collega.