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Era ora di tornare a casa.

Sentiva la stanchezza pesargli addosso, goccia dopo goccia, e percepiva l’urgenza di potersi riposare, finalmente, in un posto sicuro. Una parte di lui, di cui stentava a definire la grandezza, fremeva di anticipazione per il ritorno.

Casa.

Sapeva che la sua casa si trovava poco lontano. Riconosceva la via in cui stava camminando, i suoi familiari dettagli che avevano fatto da testimoni della sua infanzia, la successione di vetrine e di facciate che aveva imparato a memoria per gioco.

La strada verso casa; quel percorso fatto e rifatto un numero quasi infinito di volte. La solida certezza dentro di lui che no, non poteva sbagliarsi, che una meta ben conosciuta lo aspettava.

Provava una rilassata e confortevole felicità.

Poi fece una svolta. Bastò un attimo. Non si rese neppure conto di quale svolta avesse fatto.

Prima era dove sapeva. Poi era in un posto completamente sconosciuto.

La strada gli era diventata estranea. I particolari ora erano differenti e gli fecero salire in gola la sconcertante consapevolezza di non esserci mai stato, di non averla mai percorsa.

Case basse e bianche seguivano una dopo l’altra, squadrate e con i tetti piatti; enormi tendoni color amaranto sbattevano nel vento sorto all’improvviso, e finestre dai battenti scuri si facevano inondare dal sole.

La strada si trovava su di una collina e dominava le altre vie, maliziosamente simili, di una città che si distendeva, infinita, lungo una costa. Il mare era di un blu che non sembrava poter esistere in natura e il cielo era senza nubi. Non si vedeva spiaggia; forse non esisteva o forse era nascosta da una lontana linea di case.

Non c’erano rumori, tranne il suono provocato dal vento sui tendoni; non c’erano abitanti, tranne lui.

E non sapeva più dove potesse trovarsi la sua casa.

Un senso di smarrimento calò su di lui e gli gelò il cuore.

Sentiva un’ansia martellante e oppressiva, sentiva la speranza che evaporava al sole, sentiva di essersi perduto.

Si voltò indietro nel tentativo di poter tornare sui suoi passi, ma la strada era del tutto simile anche in quella direzione, casa dopo casa dopo casa.

Avanzò in quel labirinto, cercando di orientarsi con l’ombra che proiettava sul terreno, ma più si spostava, più aumentava il senso di insicurezza e il timore che non avrebbe mai più visto luoghi e persone che conosceva.

Volti che sapeva di ricordare bene parvero volergli sfuggire.

Non voleva che fosse così, ma non poteva impedirlo.

Tendoni che sbattevano nel vento, la luce del sole che faceva male agli occhi.

Luce, poi buio, poi ancora luce, anche se quella soffusa del mattino.

Riaprì gli occhi, restando smarrito per alcuni lunghi secondi prima di tornare a respirare e cominciare a benedire l’essersi svegliato.