L'aveva comprata da George Lucas per dieci milioni di dollari, e ora l'ha rivenduta per sette miliardi. Steve Jobs, amministratore delegato di Apple, ora è il maggiore azionista della Disney. E' questo il risultato della seconda grande fusione - dopo quella tra Dreamworks e Paramount - che ha movimentato il mondo del cinema in questi ultimi mesi.

La Pixar era nata come sezione della Lucasfilm destinata allo studio delle possibili applicazioni della computergrafica, un settore allora pionieristico e immaturo. Steve Jobs l'aveva acquistata dal "vicino di casa" George Lucas per investire parte della liquidazione dopo la sua uscita da Apple. Dopo aver tentato inutilmente di trasformarla in una azienda produttrice di workstation grafiche l'aveva lasciata nelle mani di John Lasseter, dedicando tutta la sua attenzione all'altra sua azienda, la Next. Lasseter l'aveva portata alla notorietà con una serie di piccoli cartoni animati anche vincitori di Oscar, fino ad attirare l'attenzione di Jeffrey Katzenberg, allora manager della Disney. Jobs trattò con la major un contratto milionario per la realizzazione di una serie di film che sarebbero stati distribuiti dalla casa di Topolino. Arrivarono così sugli schermi Toy Story, A Bug's Life, Toy Story 2, Monsters & C., Alla ricerca di Nemo, The Incredibles. Tanti successi uno dopo l'altro che moltiplicarono il valore della società.

Qualche anno fa la Disney, sotto la guida di Michael Eisner, decideva di non rinnovare il contratto e andare per la sua strada. Ma dopo il flop del primo cartone digitale realizzato in proprio, Chicken Little, Eisner veniva cacciato e iniziavano le trattative per rendere il rapporto con la Pixar il più possibile definitivo.

Si arrivava così a trattare la fusione delle due società che si è conclusa in questi giorni: per ogni azione Pixar Disney ha pagato 2,3 azioni Disney. Ma la cosa che ha attirato maggiormente l'attenzione degli analisti è la posizione di Steve Jobs, già proprietario del 50% di Pixar e ora, con oltre sei milioni azioni, primo azionista della stessa Disney.

Questa situazione è ovviamente destinata ad avere forti sviluppi nei rapporti tra Disney e la società di cui Jobs è CEO, ovvero Apple. La collaborazione tra le due multinazionali ha già dato il via al nuovissimo mercato della vendita online delle serie televisive, quando alcuni mesi fa fu proprio la ABC - di proprietà della Disney - a cedere alla Apple i diritti per la vendita su iTunes Music Store delle sue serie più famose: Lost, Desperate Housewives, Commander in Chief e altre.

Secondo alcuni analisti, proprio la presenza di Steve Jobs nel consiglio di amministrazione della Disney è stato un acquisto importantissimo, che da solo rende ben spesi i sette miliardi di dollari sborsati dalla casa di Topolino. Sarà così? Staremo a vedere.