Cosa fa grande un romanzo, e cosa è in grado di rovinare anche il libro più gustoso?

Alla prima domanda è arduo rispondere, tanti sono gli elementi che concorrono a formare il piacere della lettura, la trama solida, uno stile piacevole, personaggi ben delineati.

Quello che può facilmente rovinare un'opera è invece il finale, chiudere la storia in modo sciatto, frettoloso o incomprensibile lascia l'amaro in bocca al lettore, e peserà sul giudizio complessivo, per quanto buono sia stato il resto.

E' comprensibile che un autore alle prime armi come Giacomo Gregori possa cascare in un tranello del genere, meno che nessuno gli abbia fatto notare questo difetto.

Il mondo finirà venerdì parte decisamente bene, con tre strorie separate che lentamente si intrecciano quando i protagonisti si incontrano.

Inizialmente facciamo conoscenza con Scalmo Agugliotto, grigio funzionario dell'Agenzia Spaziale italiana, mentre inizia una giornata di lavoro diversa dalle altre, solo uno su trecento dei dipendenti dell'ASI è al suo posto, ma questo non turba affatto Agugliotto, che intende fare il suo dovere sino alla fine.

Il funzionario non sa che una giovane donna, Alba Cora, sta per sconvolgere la sua vita: la giovane donna intende compiere un attentato, per motivi ancora non chiari, alla sede dell'ASI.

Nel frattempo Staysail Winch, un ex astronauta inglese, gira per le strade di Roma, ammirando i monumenti e scattando fotografie, quando viene attratto dalle note della canzone "Uno su mille" che escono da un bar.

Scalmo riesce a evitare che Alba si faccia saltare in aria, e invece di chiamare la polizia cerca di capire le ragioni del gesto della donna, che gli rivela di non riuscire a sopportare l'idea di essere condannata e di volersene andare con un atto clamoroso.

Nel bar l'anziano astronauta inglese si ubriaca, viene derubato di tutto e buttato in strada, da quì la vicenda si dipana tra colpi di scena, strani incontri e la nascita di un timido sentimento tra Scalmo e Alba, l'alba del venerdì trova i tre assieme, a guardare il sorgere del sole a Ostia, senza che tra di loro ci sia uno di troppo.

E proprio qui il romanzo naufraga miseramente, il lettore si aspetta un colpo di scena, qualcosa che ribalti la situazione e permetta ai tre di salvarsi, ma niente di questo accade, la fine arriva e nessuno dei tre può evitarla.

Veramente difficile qualificare un'opera del genere come fantascienza, sebbene l'approfondimento psicologico dei personaggi sia notevole e la trama interessante manca un qualsiasi elemento che possa far pensare a qualcosa di diverso da un qualsiasi altro romanzo mainstream.

Viene quasi il sospetto che si sia voluto approfittare delle fortune che la fantascienza sta incontrando in questo ultimo periodo, peccato, perché sarebbe bastato poco per evitare l'amaro in bocca finale.

Comunque rieleggendo la recensione devo dire che mi dispiace sia un pesce d'aprile, mi sarebbe piaciuto leggerlo, un romanzo del genere.