Sul pianeta Morag l’avventuriero terrestre Peter Quill (Chris Pratt) entra in possesso di una misteriosa sfera metallica dai proverbiali immensi poteri. L’oggetto fa gola a molti e subito si scatena una frenetica caccia al ladro e sulle tracce di Quill, che ha il vezzo di farsi chiamare Star-Lord, si mette tra gli altri la verde assassina Gamora (Zoe Saldana). Durante lo scontro tra i due si intromettono due cacciatori di taglie: il procione mercenario geneticamente modificato Rocket (al quale in originale presta la voce Bradley Cooper) e l’essere umanoide-vegetale Groot (che quel poco che dice lo dice con la voce di Vin Diesel). Vengono tutti arrestati dai Nova Corps e condotti in una prigione di massima sicurezza dove si trova anche l’umano in un corpo artificiale Drax (David Bautista). Per tutta una serie di motivi i membri dell’eterogeneo gruppetto finiranno per allearsi diventando i Guardiani della galassia

È stata effettivamente una sfida quella affrontata dalla Marvel nel portare sul grande schermo questo titolo meno noto del loro catalogo. Kevin Fiege, presidente della Marvel Pictures e coproduttore, si è mosso con intelligenza affidando il compito della trasposizione cinematografica a James Gunn, regista che viene dalle produzioni a bassissimo costo della Troma e che si era fatto notare grazie alla commedia scifi-horror Slither (2006). Il suo amore per il mondo dei supereroi era già emerso nella commedia drammatica Super (2010). Si tratta anche della prima volta che un film Marvel lascia abbandona (quasi) completamente ambientazioni terrestri per spostarsi nello spazio profondo. L’approccio è scanzonato e colorato, lontanissimo dai toni cupi della trilogia del Cavaliere Oscuro/Batman di Nolan e da quelli seriosi dell’Uomo di acciaio/Superman di Snyder di casa DC.

La scommessa di può dire certamente vinta, non solo dal punto di vista commerciale (650 milioni di dollari già incassati nel mondo) ma tutto sommato anche dal punto di vista qualitativo. Collocabile a metà strada tra Star Wars e Firefly, Guardians of the Galaxy è ironico, leggero e divertente, pieno di azione e con personaggi centrati. Chris Pratt, prescelto per il ruolo del protagonista, è decisamente la rivelazione del film, che potrebbe essere per lui ciò che Guerre stellari fu per Harrison Ford. Più scontata la scelta di casting riguardante la pur valida Zoe Saldana: possibile che non abbiano trovato un nome nuovo o comunque alternativo e abbiano finito per selezionare un’attrice già presente in due grossi franchise fantascientifici come Avatar e Star Trek? Comincia a diventare un po' inflazionata. Credibili e convincenti invece i personaggi creati in digitale e animati grazie al motion capture e niente da obiettare anche su tutto il cast di supporto.

Coautore della sceneggiatura insieme a Nicole Perlman, Gunn gestisce bene la transizione da un media all’altro confezionando un film che anche visivamente omaggia non solo il mondo dei comics ma anche quello delle copertine della letteratura fantascientifica pulp, avvalendosi anche della collaborazione del celebratissimo Chris Foss per il design di alcune delle astronavi. Effetti visivi elaborati e di ottima qualità, supervisionati dai francesi Stephane Ceretti (Cloud Atlas) col suo vice Olivier Dumont (Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il mare dei mostri) e realizzati da ben tredici diverse aziende, tra le quali The Moving Picture Company (MPC), Framestore, Luma Pictures, Method Studios e Imageworks.

Funzionale ma non certo memorabile la musica composta da Tyler Bates (Watchmen) il che finisce per dare maggior risalto ad una godibilissima selezioni di canzoni di David Bowie, Blue Suede, Elvin Bishop, i Jackson 5, Marvin Gaye e altri che costallano il soundtrack.

La piccola sequenza dopo i titoli di coda chiude il film ribadendo, se mai ve ne fosse bisogno, il tono dissacratorio di tutta l’operazione, riportando sullo schermo un personaggio (non diciamo quale) che fu altro al centro di uno dei più clamorosi flop del cinema fantastico hollywoodiano anni ’80. (Il personaggio in questione in verità si vede – per pochissimo – anche prima durante il film, aguzzate la vista per scoprirlo).