Guardando Io sono il Numero Quattro non si riesce a scacciare la spiacevole impressione di avere di fronte il tentativo alchemico di un grande studio Hollywoodiano come la DreamWorks alla sua prima volta distribuita da Disney di dare vita ad una nuova saga cinematografica che fonda insieme gli elementi presenti in Twilight come una storia d'amore tra 'diversi' e un'ambientazione pre-superoi come quella di Smallville.

Non è, dunque, una sorpresa scoprire che gli sceneggiatori vengono proprio da Smallville e da quell'antenato di Twilight che era la serie televisiva Buffy di cui, in un certo senso, Io sono il Numero Quattro restituisce una certa eco, soprattutto, perché sembra essere un film plasmato in un'epoca sospesa tra gli anni Ottanta e Novanta di cui richiama più volte alcune suggestioni tra horror, fantascienza e amori giovanili molto casti.

Ispirato dal romanzo scritto dalla coppia di scrittori che si cela sotto il nome di Pittacus Lore, Io sono il Numero Quattro racconta di nove bambini alieni nascosti sul nostro pianeta anni addietro, che noi incontriamo adolescenti. 

O meglio qualcuno lo vediamo ammazzato da misteriosi extraterrestri cattivi, mentre un altro, quel numero quattro, eroe 'eponimo' di questo film, lo conosciamo mentre si trova in fuga e di lui apprendiamo la storia, le esperienze e le speranze.

Rifugiatosi, infatti, in una cittadina rurale del Midwest, il ragazzo insieme al guerriero che lo protegge e si finge suo padre, tesse una storia d'amore adolescenziale con una compagna di scuola, per cui non esiterà a esporsi, rivelando inopinatamente la sua vera identità a causa di alcuni superpoteri e diventando così un facile bersaglio per i secolari nemici della sua razza.

Visto e considerato come una sorta di moderno "Superman meets the X Men", Io sono il Numero Quattro nonostante alcune ingenuità e una certa modestia di idee di fondo, risulta divertente perché destinato al pubblico di adolescenti che sono anche i protagonisti della storia.

Prodotto da Michael Bay e diretto dal veterano del thriller commerciale DJ Caruso, il film ha molti momenti buoni e di grande intrattenimento. Peccato che in un'ottica produttiva complessiva questo sia ridotto forzosamente a diventare un primo capitolo di una possibile trilogia e la storia, di fatto, si conclude senza rivelare il senso ultimo della narrazione.

Problema di sceneggiatura? Sinceramente non lo crediamo. Semmai, la difficoltà è quella di lanciare un prodotto commerciale che a differenza di Twilight non fa dell'autoconclusività dei singoli capitoli una priorità, lasciando, invece, troppi nodi che nemmeno la voce off finale riesce a sciogliere.

Gli ingredienti, poi, sono, in maniera un po' imbarazzante troppo simili a tanto cinema già visto al punto da scomodare perfino Dragonball...

Ben diretto ed interpretato da ragazzi in gamba sebbene non eccelsi, il film, richiama lo stesso pattern produttivo di Tron con l'unica differenza di non dovere avere a che fare con una storia originale e con personaggi già stabiliti: azione, amore, ma mai sesso, musica rock, qualche scazzottata e cattivi che si rivelano, poi, per essere dei bravi ragazzi sono gli ingredienti di questo cinema SciFi depotenziato e normalizzato dove nessuno fuma, beve o peggio ancora soffre e s'arrabbia davvero.

In questo senso le potenzialità di questa pellicola dove alle volte si muore, ma si ha anche l'impressione di vedere anche un'anima assurta nello spazio siderale, sono limitate all'essere un prodotto adolescenziale figlio di un'estetica da videoclip e di una fantascienza che sembra più il Bignami di X-Files, che il tentativo per qualcosa di nuovo e interessante sebbene nato nel reame del cinema commerciale.

Un vero peccato per una storia non banale e nemmeno cafona come tanti film visti di recente che avrebbe potuto riservarci qualche sorpresa. 

Un risultato  che sarebbe stato meglio raggiungere senza dovere attendere gli eventuali capitoli successivi: un'eventuale trilogia così sviluppata rischierebbe di risultare davvero stiracchiata se non arricchita di elementi più forti in grado di rendere coesa e particolarmente interessante una storia che vista così sembra più un collage molto curato che uno sforzo creativo autonomo. 

Io sono il Numero Quattro, dunque, è un film prevedibile e marcatamente commerciale, pensato per i giovani, ma anche fatalmente ridotto a un prodotto di largo consumo e dal fascino limitato, nonostante le buone intenzioni e potenzialità di partenza.