Sembra anche che tu abbia l'abitudine di collocare piccoli "infodump" all'interno dei tuoi capitoli di modo che il lettore non perda l'orientamento in mezzo a tanta tecnologia. Come mai?

Questo è vero soltanto per Accelerando (e in misura minore per il mio ultimo romanzo di

fantascienza, Halting State (in cui, come avrai notato, le parole "singolarità", "computer" o "software" non appaiono mai). Uso stili diversi laddove necessario. Accelerando era così complicato che ho ritenuto fosse meglio includere degli infodump (informazioni ridondanti e inutili ai fini della narrazione, ma che aiutano il lettore ad orientarsi nella trama, NdR) per evitare che il lettore si sentisse completamente perso. Ma normalmente non scrivo ad un tale livello di complessità.

Fantascienza e scienza: un rapporto difficile. Tu, Vinge ed Egan sembrate attribuire un ruolo molto importante alla scienza nei vostri romanzi. Avere una preparazione scientifica è dunque necessario per scrivere fantascienza di buon livello?

Possiamo certamente dire che un'opera narrativa è mal progettata se al suo interno i personaggi si comportano in maniera non realistica o incoerente. Allo stesso modo possiamo criticare un romanzo storico che riporta i fatti in modo errato o un romanzo poliziesco tradizionale in cui le prove contro il colpevole alla fine non risultano convincenti. È dunque lecito criticare un'opera di fantascienza in cui i presupposti di base sono contraddittori o in cui le leggi della natura vengono infrante più per errore che per scelta dell'autore: non perché l'opera non riveli la condizione umana ma in quanto macchiata da un'esecuzione poco curata: in questo caso è logico supporre che anche le conclusioni tematiche di tale opera siano altrettanto frettolose. Ma, in ultima analisi, se uno cerca il rigore scientifico dovrebbe leggere Nature e Science e non un romanzo. Ciò che scriviamo è finzione e ha lo scopo di intrattenere e di svelare la natura umana: e sebbene sia nostro dovere nei confronti dei lettori cercare di dare il meglio, non bisogna perdere di vista l'obbiettivo finale.

La fantascienza cerca di descrivere il mondo che verrà. Il genere fantasy descrive mondi immaginari. Come mai secondo te il fantasy ha più successo sia nelle librerie che al cinema?

Viviamo in un tempo di continui cambiamenti e il fatto che la struttura più popolare dei romanzi fantasy sia basata sulla riconciliazione non è casuale; la vera natura del mondo ha perso il suo equilibrio, è necessario agire e imbarcarsi in ardue ricerche ma, alla fine, il bene trionferà ed il mondo ritroverà la sua stabilità. Si tratta di una struttura essenzialmente normativa, tutto ritorna com'era prima. Al contrario, la fantascienza è una letteratura del cambiamento dirompente. In primo luogo, la complessità e la profondità dei cambiamenti dirompenti che prevediamo ne rendono difficile la rappresentazione (e persino la comprensione) in forma narrativa. Sappiamo troppo del sistema solare per scrivere allegramente di viaggi verso i pianeti o storie d'amore su Marte senza prima esserci fatti strada attraverso volumi di ricerca planetografica e libri sul volo dell'uomo nello spazio. Questo priva la Fantascienza di gran parte dell'evasione e del romanticismo. Ciò che rimane è qualcosa che appare come un poliziesco terribilmente complicato o un fantasy con i tranelli della fantascienza (per esempio, le navi da guerra spaziali). In secondo luogo…la gente legge per svagarsi. E dopo aver subito i colpi di un' indesiderata incertezza per tutto il giorno, non si desidera altro che la semplice consolazione offerta dal fantasy. L'intera civiltà occidentale sta già soffrendo di quello che Alvin Toffler identificò come "future shock", shock da futuro: il mondo cambia troppo velocemente perché noi possiamo comprenderlo pienamente e questo ci lascia con un senso di insicurezza, indecisione ed infelicità.

A che cosa stai lavorando in questo momento?

Ho appena ultimato Halting State, un thriller ambientato nel prossimo futuro in una Scozia indipendente intorno al 2018. Dovrebbe essere pubblicato nel 2007, il che dimostra quanto vicino al presente io stia lavorando. È un mondo molto strano: la capacità di perdersi - letteralmente perdersi e non sapere dove si è, è tanto obsoleta quanto sapere come fare divisioni estese o usare un regolo calcolatore. Lavorare così vicino al presente è stata un'esperienza spaventosa: ho dovuto cambiare la trama a metà stesura perché parti significative di essa apparivano sui giornali via via che la vita reale superava la finzione! Per quanto riguarda il mio prossimo romanzo di fantascienza… Vediamo: nel 2007 cade il centenario della nascita di Robert A. Heinlein. Penso che sarebbe divertente provare a scrivere un romanzo come quelli di Heinlein degli anni '80, sebbene avesse un disperato bisogno di un revisore, aveva molte altre cose interessanti e complesse da dire! Quindi nel 2007 sarò impegnato a scrivere un romanzo alla Heinlein.