Quando ho pensato per la prima volta al recupero di Robot, una testata fondamentale per la storia della fs italiana, non l'ho fatto per nostalgia o per rimpianto. O meglio, non solo. Quando, nel 1980, ho preso consapevolezza per la prima volta del mio interesse verso la fs, Robot non era già più in edicola. Si era evoluta in Aliens, una rivista di dimensioni maggiori, con copertina plastificata e concezione ardita, per quei tempi, che durò troppo poco per soddisfare la mia sete di conoscenza in fatto di sf. Così andai a caccia di Robot, quella originale, sulle bancarelle e nei negozi specializzati. Fu una ricerca difficile ma entusiasmante, che mi portò nel decennio successivo a recuperare il tempo perduto rispetto alla più bella realtà editoriale per la fs del nostro Paese. Lessi gli articoli, i racconti, gli interventi e le polemiche del gotha della fs di allora, appassionandomi di argomenti, filoni e dibattiti a cui però non potei partecipare in forma diretta. Di tutto questo mi è sempre rimasto un grande rimpianto. Negli anni successivi ho comunque cercato di dire la mia, anche se il panorama editoriale delle riviste di fs era desolante. Per qualche tempo approdò in edicola Ucronia, una rivista dai propositi ambiziosi che io stesso, insieme ad altri amici, fondai a metà degli anni Ottanta. Durò poco. Come durarono poco altre iniziative analoghe, per esempio le quattro riedizioni della Isaac Asimov Science Fiction Magazine. La IASFM non era niente male, e io riuscii a parteciparvi se non altro pubblicandovi un racconto.

Ma il rimpianto per non avere "goduto" del periodo di gloria di Robot restava. E' stato dunque un passo naturale, divenuto socio di una casa editrice, pensare al recupero di una testata ancora tanto celebrata. Ma come organizzare questa operazione? Come ridare lustro al mito senza cadere nella pura rivisitazione nostalgica?

Per prima cosa abbiamo deciso di evitare il canale delle edicole, il più pericolso a causa dei grandi investimenti richiesti a fronte di enormi rischi, e ci siamo concentrati sugli appassionati che già da tempo seguivano il nostro network di siti. L'obiettivo era raggiungere entro il primo anno un numero di abbonamenti tale da consentirci di avere le spalle coperte per tentare qualche piccolo passo in più verso la grande distribuzione. Per fare questo ho pensato subito che fosse indispensabile avere ancora una volta, in cabina di regia, Vittorio Curtoni. Credevo che sarebbe stato più difficile convincerlo, invece l'entusiasmo che subito gli vidi sprizzare dagli occhi mi convinse subito che anche lui aveva ancora qualche strascico di nostalgia. Avere Curtoni significava potersi lanciare a testa bassa su altre "prede" significative, in primo luogo l'uomo che con le sue illustrazioni ha affascinato mezza Italia fantastica: Giuseppe Festino. Anche con lui fu un gioco da ragazzi far scoccare nuovamente la scintilla. E da questa magnifica coppia non fu difficile riuscire ad arrivare alle altre grandi firme della fs italiana: Giuseppe Lippi, Vittorio Catani, Giovanni Mongini, Ugo Malaguti, Riccardo Valla. A questa pattuglia andavano affiancati altri nomi importanti (come Valerio Evangelisti) e una schiera di giovani collaboratori esperti dei media che attirano maggiormente l'attenzione del grande pubblico: cinema, TV e fumetti. In questo modo, la nuova Robot aveva le caratteristiche per diventare il nuovo punto di riferimento per gli appassionati di fs: il recupero del meglio di ciò che aveva saputo produrre in passato e una fresca ventata di rinnovata energia.