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Panta rei, diceva il filosofo (Eraclito, sesto/quinto secolo avanti Cristo. Uno dei tanti presocratici che stavano lì a chiedersi: "Ma quando minchia arriva questo Socrate?"). Tutto scorre. Dopo di che, riempiva di botte moglie e figli che avevano lasciato aperto tutti i rubinetti di casa, e l'acqua scorreva, e lui pagava bollette idriche pazzesche! Pover'uomo. Comunque, in buona sostanza, Eraclito voleva dire che la realtà è un dato mutevole, continuamente cangiante, mai identico a se stesso. Come appunto l'acqua (o la piscia, a voler essere pignoli) che passa sotto i ponti non è mai la stessa. Si era già inventato la dialettica del cambiamento nella continuità senza nemmeno saperlo: perché un fiume è sempre un fiume, però sempre diverso. Molto giusto. Gli si può rimproverare a distanza di tanti secoli di non avere previsto Bruno Vespa? Io propenderei per il no, ma è noto che da un po' di anni soffro di buonismo. Ognun decida di suo.

Chiedo scusa per questo tosto preambolo filosofico che potrebbe risultare ostico a qualcuno, ma il concetto che vorrei esprimere è che Robot sta scorrendo! Cioè vive, procede, muta, cresce. Scorre. Magari tra un po' entra nella stagione degli amori e figlia! E chi lo può sapere? I genitori sono sempre gli ultimi a essere informati.

Insomma, siamo al numero 44, quarto della nuova serie. Sì, c'è stata una triste interruzione di tanti mesi indipendente dalla mia volontà (e da quella di molti altri, aggiungo) che ha portato a una nuova casa editrice, Delos Books; le uscite non sono regolari a livelli cronometrici; però chi si è abbonato non ha perso un solo centesimo di euro, anzi probabilmente ha guadagnato, perché il n. 41 (e anche il 42) è ESAURITISSIMO, e sul mercato del collezionismo ha già una sua importanza. E il materiale che vi abbiamo offerto, a giudicare dalle reazioni a vari livelli, ha ottenuto un indice di gradimento piuttosto alto. A parte le dure rampogne di Bruno Vitiello su un recente numero di Futuro Europa, ma vanno benissimo anche quelle, perché a cullarsi sugli allori c'è il rischio di addormentarsi, e un po' di pepe nel posto giusto (absit iniuria verbis) rinvigorisce.

Giuseppe Lippi, mio fratello spirituale, ama parlare, per il tipo di narrativa che preferisce, di "storie sgargianti", deliziosa etichetta multicolore che ben racchiude l'adorato sense of wonder: e, su queste pagine, non sgargia forse Jean-Claude Dunyach con la sua danza di Intelligenze Artificiali e quel desolato, sorprendente finale? Non sgargia Robert Sawyer (un premio Hugo e Nebula, mica il primo arrivato) coi suoi sfigatissimi astronauti e la loro colossale rivincita? E il Concorde di Luca Masali, l'Italia parallela di Lanfranco Fabriani, il vermone marziano di Enzo Verrengia, il convegno galattico di Laura Serra, prima signora ad apparire su Robot? (Ma non sarà l'ultima, ne abbiamo già un'altra in lista d'attesa). Il cimelio narrativo di Roberto Vacca sapientemente recuperato da Vittorio Catani? Che vi devo dire, a me questi racconti piacciono tutti, e mi piace anche il fatto che siano così diversi tra loro, non omologati; intelligenti di certo, divertenti, ben scritti. Poi, si sa, tante cape, tanti gusti, ma secondo me l'importante per un editor è non barare con se stesso, perché alla fin dei conti imbroglia il pubblico. Nessuno è infallibile, nessuno ha la verità in tasca; si cerca di fare il possibile con l'onestà, e ovviamente coi materiali a disposizione. Per fortuna, tutte le volte che metto assieme un numero ho molto tra cui scegliere, e preso per il collo non mi ci sono ancora trovato. Ohi, e dimenticavo: sul prossimo fascicolo avremo tre racconti inediti del grande Robert Sheckley! Cominciate a leccarvi i baffi. Nel caso fosse necessario, le gentili lettrici sono autorizzate a depilarsi l'area interessata.