Il regista e sceneggiatore Noah Hawley ha iniziato la sua carriera a Hollywood e dintorni nel 2006, ma è solo negli ultimi dieci anni che il suo nome è diventato sinonimo di successo. E più precisamente, da quando ha trasformato nel 2014 un film cult come Fargo (1996) dei fratelli Ethan e Joel Coen in una serie TV di successo, il cui unico collegamento con la pellicola era l’atmosfera dark. Qualcuno lo chiamerebbe un azzardo. Come se non bastasse, ha ideato e realizzato un’altra serie TV pescando dall’universo del franchise degli X-Men: stiamo parlando di Legion, andata in onda per tre stagioni dal 2017 al 2019 e diventato anche questo uno show cult. Il suo nome, infine, è circolato a lungo come il regista di un film della saga di Star Trek, sganciato dai film realizzati e prodotti da J.J. Abrams e con un cast che aveva nomi altisonanti come quelli di Cate Blanchett e Rami Malek e che, a quanto pare, avrebbe avuto un collegamento con Data, l’androide che ha reso celebre la serie di The Next Generation.

Non poteva che essere lui, dunque, l’ideatore di Alien: Pianeta Terra, la serie TV in onda su Disne+ legata al franchise di Alien, con Sydney Chandler, Alex Lawther, Timothy Olyphant, Essie Davis, Babou Ceesay, Samuel Blenkin, Adarsh Gourav, Jonathan Ajayi e Erana James.

Nato e cresciuto a New York City, Hawley ha un fratello gemello, Alexi, che si è costruito una carriera come autore e produttore televisivo, ma tutta la sua famiglia è formata da persone molto creative. Sua madre, Louise Armstrong, era scrittrice, pittrice e attivista e suo padre si era formato come attore. Dopo aver studiato scienze politiche, il regista e sceneggiatore ha lavorato come assistente legale, suonando in gruppi rock e cimentandosi nella scrittura creativa. A 27 anni si è trasferito a San Francisco e ha pubblicato il suo primo romanzo. Nonostante avesse ottenuto un contratto per due libri, ha aiutato un amico a perfezionare una sceneggiatura che lo ha portato a proporre e vendere i suoi progetti. Ha debuttato alla regia nel 2019 con il film Lucy in the Sky, con Natalie Portman.

Prequel del film Alien (1979) di Ridley Scott, Alien: pianeta Terra racconta una storia ambientata due anni prima degli eventi di quest'ultimo. Quando una misteriosa nave spaziale si schianta sulla Terra, una giovane donna e un improvvisato gruppo di soldati fanno una scoperta fatale che li mette di fronte alla più grande minaccia del pianeta. Mentre i membri della squadra di soccorso cercano i sopravvissuti tra i rottami, incontrano misteriose forme di vita predatorie, molto più terrificanti di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Alla luce di questa nuova minaccia, l'equipaggio di ricercatori deve lottare per la sopravvivenza e ciò che decideranno di fare con questa scoperta potrebbe cambiare il pianeta Terra per come lo conoscono.

Sidney Chandler in <i>Alien: Earth </i>(2025)
Sidney Chandler in Alien: Earth (2025)

Ridley Scott è uno dei produttori esecutivi dell'adattamento insieme con l'ideatore Noah Hawley e come rivelato dallo stesso Hawley, Alien: Pianeta Terra è legata più allo stile e alla mitologia del film originale che ai film prequel Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017).

In un colloquio con il sito IndiWire, Noah Hawley ha raccontato come si è avvicinato alla serie TV e al franchise di Alien.

“Quando ho iniziato a scrivere la serie qualche anno fa, non avrei potuto prevedere che saremmo arrivati dove siamo ora in termini di aziende tecnologiche, ecc.” ha detto Hawley. “Quindi è come se cercassi di cogliere lo spirito del tempo o di evitarlo. Quindi so che una delle cose che Alien rappresenta, per me, è il fatto di essere un film sulla classe sociale. Il primo film inizia con i “corrieri spaziali”, e poi il secondo parla di soldati semplici. Paul Reiser (che interpreta in Aliens – Scontro finale Carter J. Burke, un dirigente della Weyland-Yutani Corporation) è al massimo un dirigente intermedio, giusto? C'è questo senso di classe come un vero problema, una cosa tipica degli anni '70. Quindi volevo portare anche questo elemento. Ed è proprio perché siamo sulla Terra, che ci relazioniamo con le classi sociali, quelle più in alto e non solo con quelle più in basso della scala sociale”.

Alien: Earth, questo il titolo originale della serie TV, è più incentrato sulle interazioni fra le multinazionali che sugli alieni, seguendo le vicende di cinque corporazioni (tra cui la famigerata Weyland-Yutani) che lottano per il controllo del pianeta e delle stelle. Hawley ha riconosciuto che non sarà difficile per molti trovare delle allegorie sull'America moderna nella serie, ma ha osservato di non essersi sforzato particolarmente nel rendere Alien: Earth attuale. Piuttosto, la vede come una naturale estensione delle politiche di classe che hanno sempre caratterizzato il franchise.

Sul franchise di Alien, Hawley ha spiegato che gli unici due film che il suo show riconosce come canonici sono Alien e Aliens – Scontro finale, e non ha fretta di creare collegamenti diretti con nessuno dei due.

“Penso che stiamo raccontando una storia parallela”, ha detto il regista. “Non mi sto confrontando attivamente con i film in sé, in termini di chi c'è dall'altra parte del telefono o di quell'idea. Quindi non cerco di collegarlo letteralmente a quei film. Penso che si tratti più che altro di prendere gli elementi dei film originali ed espanderli per i miei obiettivi narrativi. Ed è piuttosto sorprendente quanto poca mitologia ci sia in un franchise lungo sei film… Tutto ciò che sappiamo veramente sul modo in cui l'umanità è organizzata è che è costruita attorno a una corporazione, la Weyland-Yutani Corporation. E quindi ho semplicemente ampliato il concetto, trasformandolo in una lotta di potere aziendale”.

Sugli Xenomorfi, il regista ha le idee chiare: “Penso che per me, a parte lo squalo de 'Lo squalo', questo sia il mostro più iconico di tutta la storia del cinema. E ho vissuto per circa 28 anni della mia vita credendo che questa creatura fosse l'organismo perfetto che si era evoluto nel corso di milioni di anni”, ha detto. “E poi Ridley (Scott) ha girato 'Prometheus' e si è confrontato con un'altra idea in termini di origini di queste creature, che non faceva parte del mio DNA, di ciò che questi film rappresentavano per me. E così ho scelto di non approfondire quella parte della storia e di parlare solo con l'alieno che avevo codificato”.

Tra Hawley e Ridley Scott c’è stato anche una proficua discussione, anche se il coinvolgimento dell'ottantasettenne regista nella serie è stato minimo. Ma Hawley ha spiegato che i due uomini hanno avuto molte conversazioni sulle origini del franchise.

“Mi ha raccontato un sacco di storie. Che, ovviamente, è la cosa più bella che un regista possa avere: un confronto con i grandi registi. E i Coen sono stati molto meno disponibili su tutto”, ha detto Hawley di Scott. “Poter avere accesso a Ridley e alle conversazioni a riguardo è una delle cose che abbiamo fatto mentre facevamo ricerche e costruivamo la nave, che come vedete ricorda molto quella del primo film. Abbiamo trovato tanto materiale d'archivio, progetti e foto che la Fox aveva e che Ridley non vedeva dal 1979. Quindi penso che ci fosse qualcosa di davvero entusiasmante in quell'idea. E quando costruisci quel ponte o la sala comunicazioni e ci entri, succede questa cosa folle in cui il tempo collassa. Stai entrando nel film con cui sei cresciuto, ed è stato un effetto davvero emozionante per me”.

Ma Scott non è stato l'unico leggendario regista di fantascienza consultato da Hawley. Il regista ha spiegato che una delle sue maggiori influenze per Alien: Earth sono stati i film di Denis Villeneuve, che si è preso del tempo per condividere le sue riflessioni sul progetto.

“Ho contattato Denis Villeneuve mentre stavo realizzando questa serie TV perché, mentre esaminavo le immagini che stavano per essere inserite nella mood board, ho scoperto che quelle che non provenivano da Alien erano Dune o Arrival”, ha detto Hawley. “E molto di questo ha a che fare con il senso delle proporzioni. È così bravo a percepire davvero la grandezza delle cose, a creare, che si tratti di un teleobiettivo o di una persona a grandezza naturale. Ed è anche così bravo a creare qualcosa di enorme che sembri così intimo allo stesso tempo. È stato così gentile al punto che era disposto a parlare di lavoro con me. Ne abbiamo parlato un paio di volte. La televisione non è più un piccolo schermo e ci sono molte persone che hanno visto solo Alien o Dune su un piccolo schermo, ma si riesce ancora a percepire quel senso delle proporzioni”.

Infine, Hawley ha riconosciuto di essere bravo ad adattare film in serie TV, il che gli permette di lavorare a pellicole che ha amato senza essere gravato dall'obbligo di ricrearle sul Grande Schermo.

“Quando ho scritto il primo romanzo, ero un po' in anticipo e ho pensato: 'Se la narrativa è un dialogo tra scrittori, aggiungo questo al dibattito'. E la penso allo stesso modo", ha detto. "Posso interagire con i fratelli Coen. Capisci cosa intendo? Posso dire: 'Oh, ho adorato quel film e mi ha fatto pensare questo'. Non dialogano con me, ma io con loro. Ed è stata la stessa cosa qui, o con gli X-Men in 'Legion', poter dire: 'Oh, mi è piaciuto molto come mi ha fatto sentire'. E poi ho avuto quest'idea e ora posso giocare con i film stessi, il che è davvero entusiasmante”.

E a giudicare da come Alien: Pianeta Terra è stato accolto dalla critica, sembra che ancora una volta Noah Hawley sia riuscito a realizzare un’avvincente serie TV da un film che è, a dir poco, una leggenda.