In una scena di Divorzio all’italiana (1961) di Pietro Germi, il protagonista, interpretato da Marcello Mastroianni, s’infila nel letto, dove ad attenderlo c’è la moglie Rosalia che sta leggendo il romanzo Il vagabondo dello spazio di Fredric Brown, sulla cui copertina spicca in alto a sinistra la parola “Urania”. Un segno della popolarità della celebre collana di fantascienza della Mondadori, che a quell’epoca era ancora diretta dal suo fondatore, l’intellettuale e traduttore milanese Giorgio Monicelli, a cui si deve anche il conio della parola fantascienza dall’inglese science fiction.

Monicelli, fratellastro del regista Mario, era nipote di Andreina Monicelli, moglie di Arnoldo Mondadori, e lavorò nel mondo dell’editoria fin da ragazzo. Propose allo zio, con l’avallo del cugino Alberto Mondadori, di pubblicare anche in Italia la fantascienza. E così, nel 1952, nacquero la rivista “Urania” e la collana “I romanzi di Urania” (che in seguito abbreviò il suo nome solo con Urania). La rivista chiuse dopo appena 14 numeri, mentre la collana festeggia quest’anno i suoi 70 anni di vita.

Per l’occasione, Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport propongono, a partire dal 2 febbraio, una selezione di 25 romanzi della storica collana, scelti dall’attuale editor Franco Forte e impreziositi dalle visionarie copertine dell’illustratore Franco Brambilla.

Per gli appassionati italiani, Urania significa la fantascienza in Italia, fin da quando apparve nelle edicole il primo numero: Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke. Sulle sue pagine sono apparsi i capolavori di scrittori come Isaac Asimov, Ray Bradbury, Richard Matheson, Philip K. Dick, James G. Ballard, Fredric Brown, solo per citarne alcuni.

A curare la rivista, dopo Monicelli, che lasciò nel 1961 per problemi di salute ma anche per dissidi con lo zio Arnoldo, furono Carlo Fruttero, dal 1961, a cui si affiancò nel 1964 Franco Lucentini, dando vita alla celebre coppia F&L. La loro gestione, durata ben venticinque anni, si attirò diverse critiche, sia per la scelta di non pubblicare gli scrittori italiani, a cui invece Monicelli aveva dato spazio, sia per il taglio delle traduzioni a cui erano sottoposti i romanzi. A onor del vero, va anche detto che Urania sotto la loro cura raggiunse picchi di vendita che toccarono le cinquantamila copie.

Nel 1986 subentrò Gianni Montanari, che cominciò a dare spazio agli autori contemporanei e promosse il premio Urania, dedicato agli scrittori italiani, tutt’ora bandito annualmente. Nel 1990 arrivò alla cura Giuseppe Lippi, che per Mondadori aveva già curato dal 1980 la collana Oscar Fantascienza. Lippi è stato alla guida di Urania fino alla morte nel 2018, ripubblicando, in edizione integrale, molti dei romanzi che Fruttero e Lucentini avevano tagliato, e lanciando definitivamente il premio dedicato agli italiani.

Franco Forte, che dal 2011 era già l’editor delle collane da edicola della casa editrice di Segrate (Giallo Mondadori, Segretissimo e ovviamente Urania), ha rilevato la cura della collana dopo Lippi, innovando ulteriormente con autori del calibro di Ian McDonald, Alastair Reynolds, Ann Leckie, N.K. Jemisin, allargando la partecipazione degli autori italiani (a titolo d’esempio, sulla collana gemella Millemondi, ogni estate, viene pubblicata un’antologia tematica tutta dedicata agli italiani) e riportando in libreria la fantascienza, con le collane Oscar Fantastica e Oscar Draghi, quest’ultimi volumoni che raccolgono o più romanzi o i racconti di un singolo autore.

Su Urania si sono formati tutti gli appassionati di fantascienza, che hanno un debito enorme nei confronti di questa collana, che nel corso di 70 anni ha pubblicato romanzi e antologie di ogni filone della science fiction.