Manca ormai poco per andare al cinema a vedere l’ultimo episodio dei nove che costituiscono la prima saga di Guerre Stellari e, una volta usciti, ci troveremo a discuterne di sicuro per qualche mese su opposti schieramenti.

E tutto questo è partito nel lontano 1973, quando George Lucas iniziò ad elaborare una favola a base di astronavi, principesse, avventurieri e cavalieri stellari, infilandoci dentro tutto quanto lo affascinava nella fantascienza classica e pulp. Alex Raymond e il suo Flash Gordon, tanto per citare le fonti che lui stesso ha nominato, e poi Edgar Rice Burroghs con John Carter di Marte, Isaac Asimov e la sua Fondazione e Frank Herbert con Dune. Ma Lucas era fondamentalmente un regista, oltre ad essere appassionato di leggende e mitologia, quindi mescolò Akira Kurosawa e il suo La fortezza nascosta con i western di Sergio Leone (curioso come lo stesso Leone fosse influenzato da Yojimbo sempre di Kurosawa) e le teorie dello studioso di miti Joseph Campbell sul viaggio dell’eroe e i suoi archetipi. Nel suo peregrinare in cerca di un produttore e di idee per rendere il soggetto più appetibile curiosamente Lucas si confrontò con la Disney (che rifiutò di produrre il film) e con la Marvel, alla quale ha detto di dovere parte del look di Darth Vader (su, non diteci che non avete mai pensato al Dottor Destino).

In rete ci sono decine di articoli che descrivono il percorso creativo di George Lucas a partire dalle prime idee fino alla realizzazione di Una Nuova Speranza, e potrete trovare altrettanti libri molto interessanti da leggere per approfondire tutto questo.

Quello che ci interessa qui è proprio il titolo di quel famoso quarto episodio: Una Nuova Speranza.

Nel 1977 era la speranza di una nuova generazione di cineasti che volevano creare nuove mitologie, dare l’assalto, in un certo senso all’impero di Hollywood e portare una ventata di novità.

Il passato e il futuro di Star Wars?
Il passato e il futuro di Star Wars?

Durante la produzione Lucas conobbe Steven Spielberg in un seminale incontro che portò a Indiana Jones e tanti altri progetti, ma poi…

Quando nel 1983, molti di noi uscirono da una sala cinematografica dopo la visione de Il Ritorno dello Jedi sentivamo il bisogno che la storia non si fermasse lì. Quel desiderio fu appagato dai fumetti e dai libri dell’universo espanso, ma ci vollero sedici anni per rivedere il logo di Star Wars nel buio del cinema per dare inizio ad una nuova trilogia e non rimaneggiamenti della precedente.

Piano piano la Nuova Speranza soccombeva al peggior nemico: il Franchising.

La nuova trilogia, per quanto criticata alla sua comparsa, dimostrò in fondo di avere una sua certa dignità nel voler costruire un percorso da tragedia greca/shakespeariana per il personaggio più iconico della saga: Darth Vader.

E di nuovo, dopo aver guadagnato nuove leve di appassionati, tutto proseguì in romanzi, fumetti, videogiochi e fanfiction, con notevoli guadagni per la Lucasfilm.

Ma il desiderio di tanti fan era che ci raccontassero il “dopo” la morte di Darth Vader, il seguito della prima trilogia.

Chissà cosa è maturato in George Lucas quando ha deciso di vendere la sua creatura alla Disney, forse il giovane Luke aveva perso l’impulso dell’avventura, magari guardandosi vedeva più un vecchio imperatore che un giovane jedi. E si è ritirato, lasciando ad altri la gestione del tutto.

Ma il franchising non perdona.

A quanto pare è questa la vera reale dipendenza di Hollywood, perché genera ancora enormi guadagni, altrimenti come si spiegherebbe il proseguire di serie come Alien, Terminator, Ghostubusters, Man In Black, Matrix, Avatar? Possibile che da nessuna parte, in nessuno studios ci sia un giovane soggettista con idee nuove generate dal mash up delle sue passioni e dalla sua voglia di aprire le finestre e far entrare un vento di novità?

Ci siamo andati tutti a vedere Il Risveglio della Forza e Gli ultimi Jedi, e abbiamo reagito in maniera diversa, eppure per quanto la nuova trilogia sia stata affidata ad un maestro dell’hype come J.J. Abrams, l’attesa reale del prossimo L'Ascesa di Skywalker è un attesa timorosa.

Il timore non è quello che tutto finisca, ma che si esca dal cinema con l’amaro in bocca.

Abbiamo accettato Il Risveglio della Forza come “prova di ripartenza”, abbiamo superato Gli ultimi Jedi raccontandoci che, forse, quella visione lì era obsoleta, ma alla fine della pellicola c'è un bambino che gioca a fare lo jedi: una nuova speranza, forse…

Ma temiamo che questo episodio finale sia funestato da cambiamenti di trama dovuti alla dipartita di Carrie Fisher, che ci vengano riproposti siparietti come quello di apertura de Gli ultimi Jedi tra Poe e il generale Hux, e che il botto finale non sia quello del finale epico, ma quello di una bolla di sapone.

Però, lo sappiamo tutti, ci andremo a vedere Star Wars; L'ascesa di Skywalker e l'unica cosa che possiamo dire è: Che la Forza sia con noi.