Di Bruce Sterling si sa ormai tutto: considerato il teorico del cyberpunk, colui che più lucidamente di altri ne ha tracciato i contorni e gli obiettivi, autore di romanzi di fama come La matrice spezzata, Isole nella rete, Atmosfera mortale, Caos USA, e di alcuni saggi tra i quali resta famosissimo Giro di vite contro gli hacker, profetica analisi del fenomeno internet e dei vincoli che la rete ha improvvisamente liquidato, da qualche tempo disponibile liberamente su alcuni siti (ma solo nella versione in inglese). La sua più che decennale collaborazione con l'autorevole Wired, mensile di cultura tecnologica nonché il primo a essere interamente fruibile via web, ha prodotto una enorme mole di articoli nei quali Sterling ha analizzato praticamente ogni possibile sviluppo della nostra società, a volte in modo provocatorio, a volte in modo visionario, ma sempre restando coerente con sé stesso e il proprio modo di concepire la presenza umana nel mondo.

Proprio l'ultimo articolo che Sterling ha pubblicato su Wired, intitolato non a caso My final prediction, mette fine a questa lunga collaborazione almeno nella sua forma consueta. L'articolo, acuto come sempre, parla del futuro della grande rete partendo da un sondaggio commissionato dalla Pew Internet & American Life Project, che ha chiesto a 742 esperti di esprimersi sulle prospettive di sviluppo della cosiddetta Internet II, su cui si favoleggia ormai da diversi anni. I risultati del sondaggio, secondo Sterling, lasciano intravedere modalità di cambiamento del web per certi versi inaspettate.

Ad esempio, alla domanda se nelle prossime decadi la vita della gente tenderà a essere assorbita dalla rete, concentrandosi sempre più in esperienze simili alla Virtual Reality, le risposte variano com'è prevedibile da "Ma non diciamo sciocchezze" a "Certo, sta già succedendo". Ma qual'è la linea di tendenza principale? Chi si gioverà di questi sviluppi e chi si troverà ad affrontare problemi e difficoltà? Sterling è sicuramente un osservatore privilegiato in tal senso, essendo stato un precursore del surfing e del blogging quando questi termini non erano ancora stati coniati; la sua analisi del sondaggio rivela come l'opinione più comune sia che si sta per entrare in una nuova era, una sorta di età post-internet in cui la rete sarà ovunque e ci "attraverserà" come l'aria che respiriamo, senza che ci accorgeremo della sua presenza. Né un nirvana luccicante, né un incubo distopico, ma qualcosa simile alla situazione odierna amplificata all'ennesima potenza.

L'intimità personale potrebbe diventare solo un ricordo; gli esperti si dividono sul fatto che questo comporti più costi che benefici. Il proliferare di connessioni ad alta velocità e basso costo incoraggerà la collaborazione fra individui, la creatività e ciò che Sterling chiama attività telependolare, svolta in punti diversi della rete a seconda delle occasioni e delle possibilità. La rete stessa retrocederà a semplice processo in background; i più giovani probabilmente faticheranno a distinguere il reale dal virtuale, l'online dall'offline, perché le due dimensioni si compenetreranno a vicenda. Come nel mondo reale, la rete aumenterà il proprio tasso di internazionalizzazione, parlando sempre meno inglese e rifacendosi sempre più a un mix di linguaggi e influenze diverse (e questo richiama alla mente la lingua universale dei bassifondi sentita in Blade Runner).

La conclusione finale a cui giunge Sterling è che la futurologia in sé non ha futuro. Le possibilità predittive, un tempo riservate a un'elite di esperti, sono e saranno disponibili a tutti grazie alla diffusione capillare degli strumenti tecnologici. Internet è sbucata da un freddo rifugio antiatomico e si è rivelata non come un fulmine accecante, ma come un raggio di sole tra le nuvole. L'ultima predizione di Sterling dice che ci saranno molte cose buone e che queste saranno semplicemente imprevedibili. Il futuro non avrà più bisogno di qualcuno che lo interpreti e questo è il motivo per il quale l'autore mette la parola fine alla sua rubrica, mantenendo però attivo il suo blog su Wired dal quale promette di continuare a provocare e analizzare la realtà, reale o virtuale che sia.