Il Corriere della Sera definisce questa notizia, in suo articolo, come un “Truman show per svelare la parola”.

Nel dettaglio, Deb Roy del Media Lab - presso il Massachussett Institute of Technology (MIT) di Boston – ha deciso di filmare un neonato - suo figlio, a cui è stato imposto il nome Roy - per i suoi primi 3 anni di vita, durante la veglia per 14 ore al giorno, tutti i giorni, così da svelare l'enigma della nascita del linguaggio umano; il dibattito sulle cause che lo originano è, infatti, aperto: si va dallo stimolo vocale al motivo genetico, fattori mescolati caoticamente assieme ad altri elementi cognitivi che, attualmente, generano un ribollire entropico a cui Deb Roy spera di imporre un ordine.

Il MIT appoggia, quindi, questo progetto - denominato Speech home – investendo nell'analisi dei risultati sia analisti umani che potenti calcolatori elettronici sperando, alla fine, di produrre algoritmi incontrovertibili, basati su ogni frase che verrà pronunciata o intuita in casa Roy. Si vuole comprendere quali sono gli stimoli cruciali attraverso cui passa l'atto del parlare compiutamente, e un eventuale successo del progetto potrà aiutare una vasta umanità afflitta da disturbi del linguaggio; da considerare inoltre che, se l'esperimento avrà successo, verrà fornita una definizione degli step di apprendimento delle intelligenze artificiali, dando così preziose informazioni usabili nella generazione dei loro algoritmi di apprendimento.