Spesso, parlando di futuro, si considerano le notizie che compaiono qua e là con un minimo di scetticismo, perché ci si chiede – soprattutto – se la fonte da cui provengono certe previsioni sia attendibile, in base a quali criteri si estrapolano – o si scodellano – visioni a volte così fantastiche da non essere prese nemmeno in blanda considerazione.

Se però parliamo di una fonte proveniente dal MIT (Massachussetts Institute of Technology) di Boston, allora l'attenzione che si pone alla notizia è notevolmente sopra la media; nella fattispecie, questo prestigioso istituto ha stilato un decalogo in cui esamina altrettante nuove tecnologie, promuovendole a candidate alla riuscita in questo o nei prossimi anni - da qui a un paio, tanto per capire.

E veniamo all'elenco, mirabolante di suo, che ci fa capire quanto il futuro sia davvero alla nostra portata: si parte con un gel in grado di arrestare le emorragie perché composto anche da liquidi proteici – in grado di accelerare anche le riparazioni di alcune lesioni spinali – per passare poi ad argomenti propri dell'infinitamente piccolo, dove favolosi studi sulle aree cerebrali permettono di discriminare microzone mai raggiunte prima, tanto da riuscire a spengerle o accenderle a comando così da risolvere patologie neurali particolarmente gravi (vedi depressione); sempre nell'ambito del micropiccolo si sta approntando un tipo di antenna ottica così affinata da essere in grado di produrre dischi ottici equivalenti a 750 DVD attuali.

Passando a cose più abbordabili, nel senso di pop, la tecnologia che permetterà di identificare on the fly il luogo in cui siamo – semplicemente scattando una foto col cellulare, da inviare poi successivamente in Rete - è già quasi realtà: grazie a un immenso database sarà possibile conoscere tutti i dati salienti della località in cui ci troviamo, senza consultare nessun'altra guida che la Rete stessa, avendogli dato come chiave di ricerca proprio la foto che avete scattato voi.

Per i più curiosi, tutto l'elenco delle tecnologie scovate dal MIT è su www.technologyreview.com/Infotech/18333/.