Non è rivoluzionario. A parte questo e un’impostazione di gioco dall’indole sbarazzina, che potrebbe non soddisfare fino in fondo i puristi, il secondo viaggio di Electronic Arts alla corte del Signore degli anelli dimostra come non tutte le grandi licenze vengano per essere dimenticate in fretta. Anzi, bisogna ammettere che, pur senza osare troppo, il colosso americano abbia saputo trarre solo buon divertimento dal mondo fantasy di J.R.R. Tolkien e del suo interprete cinematografico, Peter Jackson. Specialmente quando le energie sono state convogliate nello sviluppo di una serie di titoli dalle dinamiche complesse come gli strategici in tempo reale (Rts). A poco più di un anno dal piacevolissimo Il signore degli anelli: La battaglia per la Terra di Mezzo, che ricostruiva con intensità le battaglie viste su grande schermo, gli studi EA losangelini continuano nel solco con Il signore degli anelli: La battaglia per la Terra di Mezzo II.

Nel frattempo, Electronic Arts si è assicurata i diritti sull’opera letteraria dello scrittore inglese, che sono andati ad affiancare quelli acquistati in origine e relativi alla trasposizione filmica della New Line. Ciò per spiegare in che modo gli autori della Battaglia per la Terra di Mezzo II abbiano risolto un primo ostacolo paratosi loro di fronte: come sviluppare la linea narrativa del videogame, se gli eventi principali del Signore degli Anelli, dalla difesa di Minas Tirith alla contesa del fosse di Helm, erano stati già tutti descritti nel gioco del 2005. L’opzione scelta potrà far storcere il naso ad alcuni, ma in definitiva si conferma un’efficace soluzione. Spostare l’obbiettivo più in là, dove la camera di Jackson non è arrivata, per inquadrare le guerre dei popoli del Nord contro le legioni dell’Oscuro signore di Mordor, ha permesso agli sceneggiatori di EA Los Angeles di offrire qualcosa di nuovo, senza tradire lo spirito della saga. Il libero adattamento in videogame si interessa così di pagine meno note del Signore degli anelli, anche semplicemente perché escluse dalla riduzione cinematografica, tuttavia comunque in grado di reggere l’atmosfera epica di contorno.

L’unico appunto potrebbe essere rivolto alla durata non epocale delle due campagne che distendono, in otto missioni ciascuna, i fatti della Battaglia per la Terra di Mezzo II. Potrebbe, se in realtà le campagne storiche, divise per i buoni e per i cattivi, non fossero solo una piccolissima parte del videogame, anche limitandosi singleplayer. Piuttosto la campagna del bene - nella quale si controllano elfi, nani e uomini dell’ovest (Rohan e Gondor) - e quella speculare del male – al comando dell’esercito di Isengard, Mordor e dei goblin – si palesano come un lungo e valido tutorial tramite cui entrare in sintonia con l’ambientazione, la gestione delle risorse, delle costruzioni e delle unità, in vista di approfondire le proprie conoscenze confrontandosi, con altri appassionati in carne e ossa o con l’intelligenza artificiale, nella modalità che rappresenta il cuore del gioco: la Guerra dell’anello. Qui, all’azione tattica sul campo di battaglia che segue il filone classico degli strategici in tempo reale stile Warcraft 3, con accanto alle unità semplici anche eroi e un pizzico di sfumature ruolistiche, si somma una mappa della Terra di Mezzo da conquistare, secondo logiche a turni, sulla falsariga di Risiko! Le possibilità sono virtualmente infinite e gli scenari solo lontanamente immaginabili a ogni partita, in quanto in questa modalità non esistono vincoli narrativi di alcun genere. Solo un bilanciato miscuglio di tattica e strategia.

Nella Guerra dell’anello vengono buone le lezioni imparate nelle campagne del bene e del male. Ad esempio, se in queste ultime le novità relative alle fortificazioni (la costruzione di mura, bastioni e altri sistemi difensivi) sono appena accennate, nella prima diventano di vitale importanza fin dalle battute iniziali. Lo stesso vale per le forze navali, che aumentano il loro peso strategico grazie alla lettura aperta dell’intera Terra di Mezzo. Gli inediti di questo secondo episodio sono numerosi e di sostanza e proseguono, tra gli altri, con una maggiore attenzione al sistema che regola il morale delle truppe, con l’aggiunta dei comandi formazione, di ulteriori variabili negli scontri (che ora tengono conto della posizione e delle direzione delle unità) e di un editor per la creazione degli eroi (da accostare a personaggi di spicco: Glorfindel, Arwen, Glòin, Barbalbero, Vermilinguo, i Nazgul, Drogoth...). In generale, c’è stato un grosso lavoro di rifinitura e ampliamento del materiale presentato nella Battaglia per la Terra di Mezzo. E sì, le ambientazioni celebri di Minas Tirith così come di Isengard o del Fosso di Helm non sono andate perse, ma ci si può giungere per vie trasversali e parallele, una delle quali è appunto la Guerra dell’anello. Non si è sentito l’esigenza di correggere invece l’impostazione arcade della giocabilità, molto spettacolare e veloce, ma oggi un po’ arcaica e giostrata spesso tra l’accumulo di risorse e il flusso ininterrotto di guarnigioni potenziate.

Dal versante multiplayer, non mancano le classiche schermaglie on-line e, per chi fosse dotato di grande dedizione (una partita dura verosimilmente diversi giorni), è consentito giocare sulla Rete la stessa Guerra dell’anello.

 

Una segnalazione particolare la merita però su tutte la sezione tecnico-artistica del videogame EA Los Angeles. Che in questi studi ci lavori gente con un passato in Weta e all’Industrial Light & Magic è facile comprenderlo osservando la cura riposta nel settore audiovisivo della Battaglia per la Terra di Mezzo II. Il motore 3D è un’evoluzione di quello usato per il titolo precedente, a sua volta derivato da Command & Conquer Generals (EA, 2003). Eppure è ancora capace delle sue meraviglie, incastonate tra sfavillanti effetti speciali (che comprendono l’evocazione di terribili creature, come il tentacolare guardiano) e una colonna sonora da premio Oscar, in parte ereditata dai film di Jackson e in parte composta per l’occasione. Inoltre i filmati che scandiscono i capitoli delle due campagne riprendono un’idea molto interessante, presentata in forma diversa negli hack’n’slash EA della stessa serie, dove bozzetti preparativi prendono vita animandosi in scene raccontante con il motore grafico del videogame.

Se è quindi vero che nel Signore degli anelli: La battaglia per la Terra di Mezzo II non c’è niente di sostanzialmente nuovo sotto il sole squisitamente ludico del digital entertainment, tutto quello che c’è ci sta bene e gira senza impacci. La qual cosa è peraltro un buon traguardo che molti possono vedere solo da lontano. E gli appassionti della saga fantasy più famosa tirino pure un respiro di sollievo.