Più che un film di fantascienza si tratta di un Noir postmoderno contaminato con Spartacus e l'idea della rivolta degli schiavi. In più - e questa è un'altra considerazione rimasta un po' sul tappeto - l'idea del rapporto tra l'uomo creatore e il robot come fantoccio - simulacro dell'esistenza, sembra lasciare intatto un po' il tempo che trova. Io, Robot è più un film d'azione dalle venature fantascientifiche che viceversa. Questo anche perché scarsamente credibili sono gli elementi trainanti della storia. Perché il personaggio di Will Smith odia tanto i robot? Cosa gli hanno oppure non gli hanno fatto? Il professore che muore all'inizio del film non poteva trovare un altro modo per comunicare con l'esterno? Insomma, Io, Robot sebbene omogeneo, chiaro e compatto è più un Bignami della robotica da film che una produzione a se stante ed interessante. Certo, sempre meglio di L'uomo bicentenario ma questo solo in virtù di effetti digitali notevolissimi che rendono al tempo stesso grave e straordinaria la presenza scenica dei robot. Io, Robot non è un brutto film. Anzi. E' una pellicola spettacolare e interessante. Soltanto che è una collezione di elementi già visti tenuta su da una tematica che meritava un approfondimento più forte (se non drammatico) invece di una raffica di battute divertenti, ma - probabilmente - fuori contesto rispetto ad un film che tramite la fantascienza avrebbe dovuto riflettere sulla nostra condizione di esseri umani e su un futuro possibile sebbene non ancora imminente. Se questo non è accaduto, però, non lo si deve ad una situazione casuale e tantomeno a degli errori. Tutt'altro. Nella scelta degli attori, nello stile di ripresa, nel tono complessivo delle battute e della costruzione dei personaggi si capisce che - volutamente - il film è virato verso il basso ovvero in direzione di una facile volgarizzazione di tematiche e idee, invece, che meritano qualcosa di più raffinato. Detto questo, sganciata l'aspettativa dall'idea di andare a vedere una trasposizione più o meno fedele di Asimov, Io, Robot potrebbe risultare perfino godibile con tanto di finale aperto in stile New Age in cui la raggiunta autocoscienza dei robot può tornare a minacciare il mondo oppure aprire un dialogo con gli esseri umani che fino a quel momento hanno giocato a fare Dio con degli esseri ridotti in schiavitù o meglio nati schiavi che un robot potrebbe, però, liberare.

Nulla comunque a che vedere con film di ben altro spessore quali Il mondo dei Robot o la stessa saga di Terminator in cui l'azione e gli effetti speciali non riducevano quello che sarebbe dovuto essere il tema portante a qualcosa - in fondo - di secondario. Soprattutto nulla a che vedere con un cinema in cui i contenuti e le idee non venivano messi al servizio degli effetti speciali, ma viceversa. Questa è, forse, la cosa più irritante: vedere un film che porta il titolo di un grande testo di fantascienza e scoprire che questo tipo di connessione, in realtà, sia soltanto fortuita. Un adattamento non all'altezza che, forse, avrebbe fatto meglio a essere pensato in ben altra direzione...