Sopraggiunse Dracula, col nuovo look: smoking firmato, mantello dark, scarpe di vernice e capello stirato col gel.

- Scusate - esordì. - Ero dall'avvocato. Sempre la solita causa contro quello che ha scritto il libro e non mi ha versato un soldo di diritti con la scusa che ufficialmente sono morto. Per giunta, lui adesso sta in Purgatorio, fuori dalla nostra giurisdizione fiscale. Meno male che mi rifaccio con i fumetti, i film e i video. Mi hanno pure offerto un sito su Internet, soltanto che non ho capito come si succhia il sangue in rete.

- Il tuo nuovo abbigliamento mi dà sui nervi - lo apostrofò il primo dei nove figuri.

- Funziona di più con le donne. Ero stufo di quel costume valacco del XV secolo, con i baffi e il turbante.

I nove si scambiarono occhiate dubbiose e il primo riprese la parola: - Abbiamo fatto bene a degradarti da principe a conte dopo che nel XV secolo hai morso quel pugliese.

- Conte suona meglio di principe - osservò Dracula. - E' più alla portata del pubblico.

- E pensi che al pubblico piacerebbe un vampiro obeso e maleducato, che se ne va in giro a insozzare e anziché ritirarsi nella bara prima dell'alba la tira fino a mezzogiorno per poi farsi il pisolino nel pomeriggio?

- Sì, in un film comico.

I nove si strinsero attorno a Dracula, e il primo parlò con furia: - Qui è in gioco l'immagine della categoria. Dopo che tu ha morso Salvatore, tramutandolo in vampiro, lui ha contagiato gente sempre meno raccomandabile. Nel corso dei secoli, è passato da contadini e popolani a camionisti, tifosi ultrà, casalinghe delle hot - lines e, ultimamente, vergini di basso rango. Sartine, commesse, perfino qualche tipa dell'est.

- Perché, che ci avete contro chi viene dall'est? - si inalberò Dracula. - Siamo anche noi Europa.

- Europa il cazzo. Se passa l'immagine del vampiro cafone, tu sei il primo rimetterci. Altro che conte tenebroso dai lunghi canini. Niente più libri, fumetti, film, video, e addio diritti d'autore.

Dracula impallidì, idealmente, perché aveva già un viso da cadavere.

- Che devo fare? - balbettò.

- Eliminare questo portatore insano di vampirismo.

- E come? Con aglio, croci e paletti? Sarei il primo a restarci secco.

- Ti dice niente la sigla XL?

- Io veramente sono di taglia M.

Ospedale civile "Caduti di Russia", Castrocionco Dauno, ore 0.00

La 127 Abarth turbo col motore smarmittato si fermò davanti al cancello di quello che pareva un incrocio tra un penitenziario e una centrale nucleare a rischio di fughe radioattive.

Il brigadiere Moldèr al volante, si voltò seccato verso l'ispettrice Pasculli, seduta accanto a lui: - 'Sta macchina de l'ostrega ci poteva mollar per strada.

- Zitto, piagnone - lo rimbeccò lei. - Se da 'ste parti te ne vai in giro co' la robba nuova, se la frecano. E si frecano pure a te che ci stai dentro. Poi voglio vedere chi ci scrive quelle lettere copiate da Harmony a Simonini Paola da Rovigo.

- Tasi te! Non infangare il nome della mia promessa!

Moldèr Fosco Piergiorgio era alto, piazzato, biondo, con gli occhi azzurri e il viso da alunno che ha bisogno di sostegno. Questo gli veniva dalla vispa collega, Pasculli Loredana, detta Sculli per come sculettava in faccia al mondo i suoi chili di cellulite. Lei però preferiva il diminutivo Dana, che faceva tanto esotico.

- Meh, mo' spicciamoci a vedere 'sto cappro di cadavere - sbottò la donna - poliziotto, scendendo dall'auto.

In piedi, i due facevano ancora più effetto. Il brigadiere Moldèr appariva come una sorta di Thor veneto. L'ispettrice Pasculli, alta il minimo necessario per l'arruolamento, con i capelli corti tinti di arancione e i rotoli sui fianchi da omino della Michelin, sembrava un mostriciattolo extraterrestre. Osservandola in foto, il direttore del Nucleo XL aveva pensato che se Sculli si fosse imbattuta in alieni autentici, questi avrebbero potuto scambiarla per una di loro.