Filippetti Augusto era leggermente preoccupato e tale preoccupazione lo rendeva immobile. Intanto passava il tempo, e la polvere andava a posarsi lentamente e drammaticamente su bottiglie di nocino e di limoncino e anche su quelle di grappa Gagliardini, sul vinsanto del 1985 e sul Sacrantino di Montefalco che stavano sugli scaffali già ben impolverati del bar. Qualche granello si posava anche su Filippetti Augusto e lui restava appollaiato sullo sgabello, appoggiato al bancone, nell'angolo più lontano a tuffarsi e a rituffarsi con grossi spruzzi nei propri pensieri. Parroco e perpetua mezzi andati; il Santo (nessuno in paese voleva ammettere che fosse solo beato, anzi, per protesta contro il Vaticano che rallentava ad arte il processo di santificazione, non c'era per tutto il paese un cane di cristiano che usasse, anche per sbaglio, l'espressione 'beato lui'), il Santo col torcicollo da un giorno all'altro; la chiesa chiusa dai carabinieri per via di quella luce verde che non si capiva da dove venisse; i primi giornalisti che arrivavano a fare casino e a rompere le palle un po' a tutti con domande sceme; gli 'uomini strani' (polizia? Digos? servizi? CIA?) che non parlavano con nessuno e risparmiavano tante domande sceme...

Filippetti Augusto che oltre tutto faceva anche il sindaco a Portaria, aveva motivo d'essere leggermente preoccupato e per tirare un po' avanti nel faticoso mestiere di vivere si divagava leggendo. Per questo motivo, perché era intento a leggere proprio in quel momento, i due non li vide entrare e li vide che stavano già dietro al bar: gli fecero quasi l'effetto d'essersi materializzati dal nulla. Uno scrittore da quattro soldi avrebbe detto che un leggero brivido gli percorse la schiena; in realtà più che di un brivido si trattò di un senso di stringimento che nasceva dalle parti a contatto col piano dello sgabello.

Dato che là dentro non c'era nessuno si diressero verso di lui, tutti e due: si muovevano in coppia come gemelli siamesi.

Lei non poteva essere definita una bellezza, neppure da uno che abitava un paese dove le bellezze facevano parte della categoria delle utopie pure; in lei l'abbondanza di quello che in ambienti goliardici veniva definito 'facciata B' lasciava presagire che se si fosse seduta da qualche parte avrebbe raggiunto la stabilità per eccellenza. Lui poteva essere descritto col trinomio inscindibile alto-bello-coglione, senza sconti e senza aggiunte.

- Buonasera!... - dissero in coro: estrazioni geografiche diverse, diversi gradi di sicurezza personale, diverse aspettative dalla vita, provenienza unica: forze dell'ordine. - ...come va?

- A corrente.

I due si guardarono, Filippetti Augusto continuò a guardare loro, loro tornarono a guardarlo; se lei non avesse parlato il circolo vizioso non si sarebbe forse interrotto mai:

- Come?

- A corrente. La macchina del caffè, va a corrente, e dato che attualmente è andata via la luce non c'è corrente, dunque non funziona. Non so se mi spiego, come disse il paracadute al paracadutista.

- Scusi?

- Non mi sono spiegato, come disse il paracadute a quel paracadutista che s'era sfracellato a terra. Non si può fare il caffè perché non c'è corrente.

Ci sono cose nate per non far ridere e cose nate per far ridere.

Le cose nate per non far ridere a volte fanno ridere, soprattutto quando sono ridicole. Le cose nate per far ridere non sempre riescono ad essere comiche, molto dipende dal momento in cui si dicono e dal luogo in cui vengono pronunciate.