Il Viaggiatore viaggiò a lungo e poi ancora. Uccise draghi e affrontò giganti e sconfisse elfi e giocò d'astuzia i mostri e sfuggì agli orchi e si librò alto sulle serpi traditrici, e i pericoli aumentavano mano a mano che procedeva, e ogni minaccia sembrava l'ultima ma si rivelava solo come la prima di una nuova e apparentemente interminabile sequenza. Ma il Viaggiatore aveva coraggio e fede e superò ostacoli e avversità e nemici e tranelli e deviazioni e inganni e delusioni ed effimeri entusiasmi; riuscì sempre a proseguire, e tante nuove creature incontrava, altrettante ne scopriva che stavano tutte a guardia di qualcosa, e nessuna sapeva esattamente di che cosa, ma tutte rispondevano: l'aurora.

L'aurora.

Una parola.

Ma che cosa voleva veramente dire, questa parola?

* * *

Finché un giorno, come sempre succede, il Viaggiatore non giunse davvero alle soglie dell'aurora, e davanti a lui non c'erano più cammino e fatica ma solo l'arrivo e il riposo, e tutto intorno a lui era diverso da come se l'era atteso e non c'erano paradisi o fontane meravigliose, ma solo rovine, rovine di una cosa che non poteva naturalmente essere l'aurora, ma che era un insieme di cose grandi e tutte vuote e silenziose e deserte, e che (lui non lo sapeva) un tempo avevano avuto un nome, e questo nome era stato case.

Lui lo ignorava, ma di una cosa era sicuro: quelle rovine non potevano certo essere l'aurora.

Per la verità, nel frattempo egli era molto cambiato. Era mutato, diverso da colui che era partito. Era colui che era arrivato, ed era tanto lontano da colui che era partito quanto entrambi lo erano da colui che aveva viaggiato. Tre persone che erano una ma anche nessuna.

Solo una cosa esse avevano in comune: il desiderio di conoscere finalmente l'aurora.

Ma poiché egli da solo non avrebbe mai potuto pretendere di riconoscerla, alla fine fu l'aurora che venne incontro a lui e gli si rivelò in tutto il suo splendore.

Ma prima, ancora prima, accadde qualcosa...

* * *

Una cosa che si muoveva da sola e che uscì da un'altra cosa molto più grande. Scivolò fino a lui per dirgli:

- Salve, Viaggiatore.

Egli considerò l'oggetto che gli s'era fermato davanti e, se fosse vissuto qualche milione di anni prima, avrebbe capito che era un automa. Ma poiché il suo tempo era quello che era, cioè la fine del tempo, non riconobbe la cosa e si limitò a pronunciare una domanda sola:

- Sei tu l'aurora?

- No.

Rimase deluso, ma anche sollevato. Quella cosa non poteva essere l'aurora: che cos'era?

- Cosa sei?

- Un automa.

Egli tacque. La risposta non aveva chiarito nulla e il discorso minacciava di portarlo verso strade che non lo interessavano e forse neppure lo riguardavano. C'era una cosa, una cosa sola che voleva veramente sapere.

- Allora... sai dirmi almeno dov'è l'aurora?

- Non è questa la domanda - rispose l'automa, che aveva atteso per molto di più di quanto il Viaggiatore non avesse viaggiato.

- E qual è, allora?

- La domanda giusta è: che cosa è l'aurora?

- Ebbene: che cosa è?

- L'aurora - rispose la macchina che aveva saputo preservarsi da sola oltre ogni limite di preservazione - è qualcosa che non è una cosa. Essa è aurora, cioè l'opposto del momento in cui noi ci troviamo ora.

- E in quale momento ci troviamo? Ti prego!

- E' il momento del tramonto, un tempo molto lontano dall'aurora.

La delusione esplose nel Viaggiatore con la forza di una diga che crolla, sopraffacendo ogni argine e resistenza: - Tu dunque proclami che il mio grande travaglio è stato vano?

- Nulla è mai inutile e vano - rispose l'automa. - Ma di certo se è solo l'aurora che cerchi, avresti pouto restare ad attenderla nel tuo regno di sogno, perché infatti ora essa sta per recarsi da ciascuno di voi. E' infatti giunto, finalmente, il tempo dell'aurora. Tu sei fortunato perché potrai ammirarlo da qui, cioè proprio da dove un tempo essa si generò.

Il Viaggiatore appariva sempre più sconcertato.

- E' giunto il tempo? Ma se hai appena detto che è il momento del tramonto...

- Alla fine d'ogni tramonto giunge sempre l'aurora.

- Non ti capisco, ma comprendo almeno che sto per conoscere l'aurora! E che anche gli altri la conosceranno con me.

- Sì, e sarà la prima cosa che finalmente scopriranno ma anche l'ultima e definitiva, poiché il fulgore dell'aurora annienterà ogni altra cosa.