Un team di fisici russi del Central Research Institute for Machine Building (TsNIIMASH) di Koralev ha avuto successo nell’applicazione di un nuovo sistema di fusione nucleare. Il loro processo ha portato alla creazione di una sfera di plasma ad altissima temperatura, un passaggio indispensabile nella realizzazione della fusione nucleare in laboratorio. Servendosi di tecnologia laser, gli scienziati hanno riprodotto una bolla di plasma alla temperatura di un miliardo di gradi centigradi, giungendo a una reazione che è risultata molto meno inquinante del tipo attualmente in uso per la generazione di energia nucleare. Purtroppo questa tecnica preclude ancora la via alla produzione energetica, in quanto l’energia consumata dai laser per garantire le dovute misure di sicurezza resta maggiore di quella ottenuta dalla reazione. Ma l’esperimento risulta in prospettiva di importanza davvero determinante.

Attualmente, le maggiori speranze in questo settore sono affidate all’uso di forti campi magnetici per il confinamento di un plasma incandescente di nuclei atomici: l’International Thermonuclear Experimental Reactor (ITER) che verrà costruito a Cadarache, nel sud della Francia, si avvarrà proprio di questo metodo per fondere nuclei di deuterio e trizio, una reazione tuttavia inquinante per la produzione di grandi quantità di neutroni che vi si accompagna. I neutroni, colpendo le pareti del reattore, generano nel metallo isotopi radioattivi che vanno poi smaltiti. Malgrado si tratti di scorie meno pericolose rispetto ai sottoprodotti della fissione, questo inconveniente non mette nelle condizioni di parlare della fusione – almeno allo stato attuale della tecnologia – come di un processo di generazione energetica completamente pulito.

Un’alternativa a questa procedura è stata suggerita da alcuni fisici, che hanno proposto di fondere insieme protoni e nuclei di boro in una reazione estranea alla generazione di neutroni liberi. L’unico problema è rappresentato dall’altissima temperatura necessaria per innescare la fusione, che in questo caso è di un miliardo di gradi, oltre dieci volte quella necessaria per avviare la reazione deuterio-trizio. I fisici russi sono riusciti a realizzare questo obiettivo usando i laser invece che enormi magneti di confinamento. Secondo il resoconto di Vadim Belyaev, il suo gruppo ha bombardato con impulsi laser di un milionesimo di milionesimo di secondo delle sferette di politene contenenti atomi di boro. Gli impulsi hanno incrementato la temperatura delle sferette creando un plasma caldo nel quale i protoni del politene si sono fusi agli atomi di boro, portandoli a decadere e liberarare nuclei di elio (particelle alfa). Queste particelle, anziché scappare, tendono a restare confinate nel mezzo di reazione, limitando ulteriormente i sottoprodotti della reazione. L’assenza di neutroni emessi permetterebbe a questo studio, descritto sulla rivista Physical Review E, di aprire la via a “una tecnologia ecologicamente pura per la produzione di energia nucleare”.