Questo Avatär è degno di un ultimo numero: la copertina è firmata da Ursula Equizzi, mentre la corposissima sezione narrativa è aperta da un piccolo capolavoro in perfetta linea avatarica e "tritacarnea", Catena alimentare di Ivo Torello; seguono Decadence Hotel di Giovanni De Matteo, che ci riporta a certe melanconiche atmosfere postcyberpunk e Mnemozone di Claudio Gavina che invece ci suggerisce il nostro William Burroughs preferito, quello meno delirante, ma più lucido e corrosivo. Accompagnano allegramente i racconti (si fa per dire) due tavole di Simona Ceccarini, tratto spigoloso, forte talento stilistico, che ci ricorda un po' i fumetti stile Frigidaire primi anni '80.

La narrativa prosegue con Ritorno al paese dei Balocchi di Yari Lanzoni, racconto cyberpunk vivace che vedrei bene come sceneggiatura di un bel manga, quindi Grazie, preferirei farlo da me di Alberto Cola, che rivela tutta la verve che è propria dell'autore, il suggestivo squarcio di La capitale di Annarita Petrino, Mosè DVD di Adriano Muzzi, un racconto alla 2001 Odissea nello Spazio, e infine il chat report di MinD BlinD, Wonderland.log.

Per la saggistica Gianni Ursini fa un excursus sullo steampunk, mentre per la seconda parte di Vampiri e sanguinari nella storia Kremo parla della vera storia di Vlad Tepes, ispiratore di Dracula di Bram Stoker.

Restiamo quindi in attesa della fine di questo ciclo di tempi che permetterà l'uscita del decimo, definitivo, numero.