Chi ha amato Mahunter di Michael Mann e Il silenzio degli innocenti può stare tranquillo: Red Dragon è un prequel intelligente ed intrigante che ha davvero poco a che vedere con il pessimo Hannibal di Ridley Scott. Il cannibale che Scott ha trasformato in una sorta di Diabolik post romantico torna ad essere un vero maniaco, nel suo confronto depressivo e antagonistico con il poliziotto Will Graham. Red Dragon è un film che gioca con la fascinazione del male e con il rapporto tra gli alter ego. Graham e Hannibal, il Dragone Rosso e la ragazza cieca che riesce a tirare fuori un barlume della sua umanità danno vita a rapporti antagonistici e imperfetti in cui, ogni spettatore può essere costretto a confrontarsi con quanto di più recondito c'è della propria umanità. In questo senso non solo non viene tradita l'interpretazione di Hannibal data in Manhunter da Michael Mann e - soprattutto - si riallaccia all'umanità distorta e addolorata de Il silenzio degli innocenti. Hannibal è ritratto nella sua glaciale crudeltà. Cristallizzato nella coltre di gelo che costringe la sua anima e da cui può essere risvegliato solo grazie a nuove sfide umane ed intellettuali. Hannibal è un modello nuovamente negativo, riproposto in tutta la sua infida spietatezza. Norton è, invece, un poliziotto disperato. Stanco del proprio talento che lo ha quasi condotto alla morte. E - in tutto questo - c'è il Dragone Rosso: un ragazzo abusato, trasformatosi in assassino spietato e megalomane. Una partita tra personaggi diversi dove il senso di umanità non è un tema con cui giocare, ma una conquista intellettuale e morale, in un oceano di dolorosa e folle disperazione trasformata in irreversibile follia omicida.