Gene Brewer è nato a Muncie, Indiana, nel 1937; laureatosi in biochimica alla University Of Wisconsis, biologo molecolare, dopo aver abbandonato il mondo della ricerca, si è dedicato relativamente tardi alla letteratura: ha atteso tredici anni prima di pubblicare il suo primo romanzo, K-PAX. Ma il risultato è a dir poco eccellente: Gene Brewer è scrittore dalle indubbie doti stilistiche e artistiche. Il suo esordio letterario ha il genuino sapore di un saggio di Oliver Sacks godibile come un romanzo di SF. Leggendo K-PAX impossibile non riconoscere influenze da scrittori di genere quali Philip K. Dick, Ursula LeGuin, Robert J. Sawyer, ma anche da autori classici come Raymond Carver, Walt Whitman; e poi, ovviamente, K-PAX, con perfetta poesia realistica, abbraccia una forte componente di introspezione psicologica freudiana sceverata da obsoleti e noiosi tecnicismi scientifici.

All'uscita del film K-PAX per la regia di Iain Softley, con attori del calibro di Kevin Spacey e Jeff Bridges, le critiche non sono mancate, né positive né negative: (...) K-Pax non è un film di fantascienza, è un dramma psicologico a sfondo simbolico: al posto degli effetti speciali ci sono gli affetti, i primi piani degli interpreti dominano sulle scene d'insieme, il tono è più realistico che fantastico. Risultato di buon livello, anche per merito di dialoghi spigliati e non concettosi e di un ottimo Spacey (Roberto Nepoti, La Repubblica); (...) Desideroso di fare con K-Pax un film buonista multiuso con molte verità e portare a casa un po' di speranza, nella sicurezza che il tracciato della «normalità» sia sempre più sottile, il regista organizza un (...) ennesimo match della lotta tra due culture: scienza e dea ragione contro irrazionale e dio fantasy. (Maurizio Porro, Corriere della Sera). E in America qualcuno si è spinto a giudicarlo come un remake (o addirittura plagio) della pellicola argentina Man Looking Southeast del 1986; ma nonostante le critiche negative la pellicola ha sbancato il botteghino nelle prime settimane di programmazione. In Italia il successo non è stato a livello di quello statunitense, ma poco ci è mancato. Come nel film, anche nel romanzo è possibile riscontrare la stessa genuina ambientazione affettiva: il romanzo uscito in America nel 1995 è un autentico capolavoro; per la prima volta la Sf non è oggetto bensì soggetto reale in un contesto pienamente umano. Gene Brewer investiga l'animo umano e lo esalta con poesia sociale, politica, una poesia che si rifà a quella di Walt Whitman, ma non dimentica di asserire tra le righe che l'essere umano è il vero alieno che la società moderna si rifiuta di (ri)conoscere e ammettere come realtà. La Sf moderna minacciata dalla contaminazione dell'AvantPop, minacciata da un agonizzante cyberpunk, grazie a Gene Brewer incontra il più alto spessore comunicativo, quello relativo al panorama uomo. Basta leggere poche battute per rendersi conto di questa verità:

trob: "La malattia mentale è spesso nell'occhio di chi guarda. Troppo spesso su questo PIANETA è attribuita a chi pensa e si comporta in maniera diversa dalla maggioranza."

gene: "Ma senza dubbio ci sono persone che non sono in grado di affrontare la realtà..."

trob: "La realtà è ciò che fai."

[...]

trob: "Come ho detto in precedenza su K-PAX, non abbiamo nessuna religione, grazie a dio."

[...]

trob: "Molti umani seguono la politica "occhio per occhio, vita per vita". Molte delle vostre religioni sono basate su questa formula, che è famosa nell'UNIVERSO per la sua stupidità. Il vostro cristo e il vostro budda ebbero una visione diversa ma nessuno li ascoltò, neanche i cristiani o i buddisti. Su K-PAX il crimine non esiste, capisce?" E se ci fosse non verrebbe punito. Sembra che per i TERRESTRI questo sia impossibile da comprendere, ma è il segreto della vita, mi creda!"

gene: "Si farà rivedere? Non lo sapremo mai. Quanto mi piacerebbe potergli parlare ancora, solo per un attimo, per fargli tutte quelle domande che non ho avuto l'occasione di fargli prima... Potremmo, come lui, vedere la luce ultravioletta se lo volessimo con tutte le nostre forze? O volare? O creare un mondo migliore per tutti gli abitanti della Terra?"

La trama, per quanto semplice, è, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un altissimo contributo alla ricostruzione dell'animo umano e alieno che ognuno di noi conserva gelosamente nella sua mente (e nel suo cervello). La semplicità è la comunicazione: situazioni scontate sono in realtà quell'evidenza che tutti i giorni noi ci troviamo davanti e rifiutiamo di accettare e riconoscere; per Brewer ciò che apparentemente è un fatto scontato è in realtà quello che maggiormente merita attenzione e quindi una seria analisi psicologica. Spesse volte domande e risposte sono forzate, quasi irreali, poco realistiche: ma Brewer non offre risposte certe, piuttosto semplici indicazioni sicure per la ricerca del Se, della proprio Ego. Questa è poesia, una poesia che non offre soluzioni, bensì solo indicazioni, perché questo è il vero (reale) compito della poesia quando è poesia. E Brewer maneggia la poesia con assoluta padronanza relegandoci un ritratto stupendo di trob, un uomo disturbato ma genuino, candido nella sua genialità di idiot savant così come nelle sue contraddizioni e ingenuità.

Alla Grand Central Station di New York durante una rissa, appare quasi dal nulla un uomo con occhiali da sole;. la polizia lo ferma e decide di tradurlo in manicomio. L'uomo dice di essere semplicemente trob e di venire da K-PAX, un pianeta a mille anni luce da noi. E aggiunge di essere arrivato su Terra a bordo di un raggio di luce per studiare la popolazione del pianeta. trob entra in cura dal dottor Gene Brewer, il direttore della clinica psichiatrica che si appassiona subito al caso. trob è gentile, calmo, buono, simpatico, ma soprattutto è estremamente lucido. Porta sempre i suoi occhiali da sole perché non tollera la luce. Ben presto gli altri pazienti del manicomio prendono ad ascoltarlo, a seguire i suoi consigli, sperando di ritornare con lui su K-PAX. trob spiega di essere su Terra provvisoriamente in attesa di tornare il 27 luglio alle ore 03:11 sul suo pianeta dove la famiglia non esiste, dove far l'amore è doloroso... Il Dr. Brewer cerca di scoprire il mistero del suo caso, ma le sedute con trob sono difficili: alla fine il dottore non può fare a meno di riconoscere in trob un amico. E da questa neonata amicizia decide di fargli trascorrere una giornata con la sua famiglia, poi lo fa analizzare da un gruppo di amici scienziati, che non possono non restare di sasso di fronte alle sue nozioni astronomiche. Infine il Dr. Brewer lo sottopone a ipnosi e scopre che trob di K-PAX è un uomo che ha subito un grave trauma psicologico e quindi uno sdoppiamento della personalità... ma è veramente così? Gene Brewer è ambiguo: ci lascia intuire due possibilità, trob potrebbe essere un malato mentale ma anche un alieno che è stato ospitato nel corpo di un essere umano sofferente di turbe psicologiche.

K-PAX è un rarissimo esempio di come dovrebbe essere la fantascienza moderna, umana, molto più umana: è sicuramente il miglior romanzo americano uscito negli ultimi dieci anni, un lavoro che non teme il tempo e nomi affermati del panorama letterario della Sf e non. K-PAX ha forse segnato un nuovo modo di concepire la fantascienza... anzi, ha sicuramente indicato la strada per concepire una fantascienza umana. Con Gene Brewer è finalmente possibile parlare di renaissance della fantascienza moderna.