Il racconto mi piace perché è una specie di romanzo condensato, perché lo scrittore non può ricorrere a trucchi, non può permettersi di sbagliare nulla: nemmeno una pagina, un paragrafo, una riga. E poi forse è più adatto del romanzo a questa nostra era così rapida, effimera.

L'affermazione è di James G. Ballard, uno dei maestri della letteratura d'anticipazione, pronunciate nel corso di un'intervista rilasciata a Enrico Franceschini e pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” nel novembre del 2003. E non gli si può dare torto. Scrivere un racconto non è così facile come molti pensano. Ogni frase va misurata, non ci si può lasciar andare a giri di parole, ma bisogna tener desta l'attenzione di chi legge. In poche espressioni va tratteggiato un personaggio, così come l'ambientazione o un'emozione. E che dire poi del finale? Non si possono fare trucchi, come dice Ballard, e trucchi non ce ne sono nell'antologia di Filippo Radogna, dal titolo L'enigma di Pitagora e altre storie (Altrimedia Editore).

Chi frequenta il mondo della narrativa fantastica e di fantascienza sa bene chi è Filippo Radogna: giornalista e scrittore, noto agli appassionati soprattutto per la sua militanza come reporter di eventi fantascientifici e per le decine e decine di interviste che ha realizzato nel mondo della letteratura e non solo.

Materano, 52 anni, laureato in Scienze Politiche, Radogna è giornalista professionista e tra le testate giornalistiche con cui ha collaborato ci sono L’Umanità, Roma, Corriere del Giorno, Puglia e Città Domani. Molto attivo nel mondo del fantastico, dove scrive per il sito ufficiale della World Science fiction Italia e sulla fanzine www.lazonamorta.it, dove ha realizzato reportage e ha intervistato i più grandi scrittori sia del mainstream sia della fantascienza italiana e mondiale. Tra questi ultimi da citare Charles Stross, Norman Spinrad, Michael Bishop, Aliette de Bodard; mentre tra i più celebri attori delle serie Tv e cinematografiche di Star Trek, Star Wars, Doctor Who e Spazio 1999 ha intervistato William Shatner, Robert Picardo, Denise Crosby, Anthony Daniels, Colin Baker, Catherine Schell e molti altri.

Ma a poco a poco Radogna si è guadagnato anche una solida e brillante reputazione come scrittore e l'antologia che ha recentemente dato alle stampa ne è una prova inoppugnabile.

Il racconto Il grano di Dio, che apre la raccolta, è la storia di un nuovo tipo di frumento, il Triticum, che pare avere effetti collaterali dannosi per chi lo consuma, come le cavie del centro di ricerca in cui è stato creato, a Metèoron (leggere Matera), città dell'Italia meridionale. Le persone che hanno assimilato il frumento, ideato per affrontare il problema della fame nel mondo, che nel prossimo futuro sarà inevitabile affrontare, subiscono danni al sistema nervoso e diventano quelli che tutti chiama esseri spenti. Ne è convinto Teo Davolio, uno psichiatra, che tenta di porre il problema al ricercatore che ha inventato il frumento.

Radogna inserisce in questo racconto temi cari alla fantascienza, quali la sovrappopolazione e la conseguente scarsità di cibo, nonché i limiti che la scienza si deve porre nella sperimentazione umana, senza dimenticare l'abbandono dei centri abitati. Metèoron è per l'appunto una città disabitata, il risultato negativo di una centralizzazione urbana che lascia sul terreno interi territori un tempo abitati e industrializzati dall'uomo.

Molto interessanti e ben sviluppati sono i successivi quattro racconti, rispettivamente intitolati Il Candidato, Il Patriarca della Luce, Lo Spettro del Dominio e Verso un radioso avvenire che ci raccontano di un futuro distopico in cui gli eredi dell'umanità sono gli eumani, che hanno creato una civiltà che trae le proprie radici da un passato mitologico e religioso ma che vive anche un presente tecnologico, in cui la scienza stessa domina la realtà sociale che, nel corso delle storie e del tempo soggettivo dei racconti, si trasforma in una società utopistica.

Filippo Radogna
Filippo Radogna

Spicca, già da queste prime storie, un protagonista che accomuna quasi tutti i racconti. Non è un personaggio, ma un luogo, ossia Matera e i suoi dintorni. Come per Ray Bradbury che ha raccontato le atmosfere magiche e fantastiche del Midwest americano nelle sue opere, a partire da un capolavoro come Cronache marziane (The Martian Chronicles, 1950), così Radogna ci presenta una Matera del passato, quasi mitologica, e una Matera del futuro. Un luogo che è protagonista, non semplice scenario o sfondo per le vicende narrate.

Ne sono un esempio i racconti che hanno per protagonista il giornalista Ennio Bini, novello “Indiana Jones” che si muove tra la Matera del presente e quella di un mitico passato per investigare su fenomeni al limite del paranormale. Nel primo racconto, dal titolo Catastrofe sullo Jonio, Bini viene inviato a Metaponto per indagare su uno strano incidente verificatosi a mare. Qui, il protagonista, nel corso delle sue ricerche, s'imbatte in un'antica profezia che riguarda Eram, uno spietato demone femmina del mare (Eram è per l'appunto l'anagramma della parola mare). Radogna ci offre il sapore di una leggenda mescolata ad una storia avventurosa, legata all'esplorazione di un antico tempio. Non manca, nella scena finale, un mostro che ricorda i migliori racconti di H. P. Lovecraft.

A metà tra il giallo e la fantascienza è, invece, L'enigma di Pitagora, il racconto che ha fornito il titolo all'intera raccolta e a nostro avviso il più bello, insieme a Il grano di Dio. Stavolta, Bini indaga sulla presunta scoperta della tomba di Pitagora, vissuto negli ultimi anni della sua vita a Metaponto. Radogna fornisce la sua versione della fine del filosofo greco, ma il racconto si muove tra il racconto giallo, e a tratti perfino noir, e la fantascienza, costruendo una storia ricca di fascino e godibilissima.

Lo scrittore materano dimostra così di essere a suo agio non solo con l'intero arco della narrativa non mimetica – dalla fantascienza all'horror, fino alle atmosfere più fantastiche –, ma anche con generi come il giallo, senza dimenticare la presenza di racconti più squisitamente umoristici, come E giunse l'oblio, Strane combinazioni e Nicolaus (un robovampiro davvero singolare).

Come nota Giovanni De Matteo nella postfazione all'antologia: “Se nei racconti più fantascientifici la scrittura di Filippo indulge in un impeto neologico che plasma la lingua sullo slancio visionario della sua fantasia, nei racconti che virano al fantastico si moltiplicano le linee di risonanza con il passato, che assume con la stessa cadenza la forma degli scavi archeologici e quella di antichi malefici”.

Lo stile di scrittura di Radogna è per l'appunto ricercato, nel momento creativo della coniazione di termini e concetti tipicamente fantascientifici, ma anche semplice nella stesura delle storie, che a tratti assume la caratterizzazione tipica della cronaca giornalistica.

L'enigma di Pitagora è un'antologia che non possiamo non consigliare di leggere a chi è alla ricerca di racconti originali, tra fantastico e fantascienza e che hanno per co-protagonista una delle aree più affascinanti della nostra penisola, quella Matera che, non a caso, è stata designata come “Capitale europea della cultura” per il 2019.