Se qualcuno aveva dubbi che Rogue One A Star Wars Story avrebbe influenzato il cinema degli anni a venire, Blade Runner 2049 ha definitivamente aperto la strada al futuro del cinema. 

Non solo per merito di una fotografia da oscar di Roger Deakins o per le straordinarie scenografie, senza contare l'atmosfera unica creata dal regista canadese Denis Villeneuve, ma per quell'ultimo asso giocato nella parte finale del film.

Come sa chi ha visto il film, in un momento inaspettato e memorabile, Niander Wallace (Jared Leto), offre un regalo unico e prezioso per Deckard: la replica perfetta (ci si permetta il gioco di parole) di Rachel (Sean Young), la replicante con la quale era fuggito alla fine del primo capitolo e i cui resti ritrovati all'inizio del film danno inizio a una catena inaspettata di eventi.

La sequenza è breve, intensa e tragica, e per realizzarla ci è voluto un anno intero, come ha spiegato il supervisore agli effetti speciali visivi John Nelson, vincitore dell'oscar per Il gladiatore.

Il santo graal

E così che Nelson ha definito gli esseri umani digitali, come li ha definiti lui:

Sapevo che sarebbe stata una delle sfide più ardue della mia carriera. Ne abbiamo avute molte in questo film, ma questa è stata la più difficile.

Rita

Il cameo era stato tenuto così segreto che anche sul set il personaggio era conosciuto solo come Rita. In realtà, mentre si svolgevano in gran segreto le riprese, sul set era presente Sean Young (la Rachel originale) in qualità di consulente, mentre l'attrice inglese Loren Peta (che vedete nella foto qui sopra), veniva truccata e acconciata esattamente come lo era la replicante nel film originale. Sul suo viso venivano poi aggiunti quei punti di riferimento che potete vedere, i quali servivano per la parte relativa alla ricostruzione digitale di tutta la sua recitazione.

Non solo, sul set era presente anche il figlio di Sean Young, in qualità di assistente di produzione.

Riportare in vita il passato

Nelson dice di non avere mai immaginato che avrebbe mai dovuto imparare così tanto sul trucco femminile, ma osservare in modo ravvicinato gli zigomi, il mento, l'inclinazione della testa di Rachel nel film originale era parte essenziale del processo.

Perché, come spiega, un conto è rendere reale un doppione digitale, un altro è farlo recitare e muoversi in modo naturale e credibile.

I capelli digitali

Villeneuve aveva seguito le riprese relative all'attrice Loren Peta, ma Nelson ha dovuto poi rigirarle daccapo per creare tutto il passaggio in digitale. Tutti i piccoli manierismi del primo capitolo erano stati inseriti alla perfezione per ricreare la performance in computer grafica. Uno degli aspetti di cui è più orgoglioso sono stati i capelli leggermente scompigliati. In digitale i capelli possono risultare fin troppo perfetti, mentre lui voleva dare quel tocco di realismo in più affinché sembrassero del tutto reali.

Budapest

In un particolarmente segreto sabato in quel di Budapest, Sean Young e Loren Peta hanno indossato la complessa struttura facciale per riprendere in motion capture tutti i loro movimenti del viso mentre entrambe recitavano le battute del film. Questo ha aiutato enormemente gli animatori nel processo di ricostruzione umana del personaggio.

Nelson aggiunge che esistono solo due società al mondo in grado di farlo alla perfezione, nel suo caso la MPC, che ha lavorato alle tre fasi: modello, scheletro, umano.

Il futuro può attendere

Il supervisore agli effetti visivi conclude dicendo che gli attori non si devono preccupare di essere rimpiazzati da replicanti digitali. L'intero processo è estremamente difficile e richiede una enorme quantità di tempo e denaro.

Ma certo non possiamo fare a meno di chiederci se un giorno in un film non dovessimo veder comparire in scena Marilyn Monroe come se fosse solo una delle protagoniste del film.