L’uomo sporco posò la lampada a olio sul pavimento infangato e tirò fuori il ragazzo dalla vasca piena di liquido.
Lo fece scivolare per terra, poi lo sostenne per le ascelle e lo trascinò nel centro della grotta, lontano dalla macchina.
La vasca iniziò a vibrare, il coperchio superiore si richiuse con uno scatto improvviso e la capsula ripartì sferragliando sui binari fino a scomparire nel buco.
Uno sportello tappò l’accesso del tunnel.
– E che cazzo – sussurrò l’uomo sporco osservando il ragazzo che invece era pulito e bagnato. – Un altro cazzo di uomo.
Il ragazzo iniziò a tossire e a tremare. Mosse le mani alla ricerca di qualcosa, forse stava ancora sognando.
– Aiutami – sussurrò.
– Poi passa – disse l’uomo che era coperto di vecchie coperte legate assieme da lacci.
– Ho freddo.
– Passa anche quello. Anzi no, quello non passa.
L’uomo prese la lampada a olio e l’avvicinò al corpo del ragazzo, poi gli legò i polsi con del filo di ferro arrugginito.
– Che fai? – chiese il ragazzo cercando di tirarsi indietro. – Perché mi hai legato?
L’uomo sporco non rispose, lo fece alzare in piedi e lo spinse verso il buio.
– C’è puzza – Il ragazzo si guardò intorno. La grotta era nera, piena d’immondizia, macerie, ruggine, umidità. Era vecchia di secoli.
– Sei nel futuro – l’uomo iniziò a ridere. – E il futuro puzza.
– Ma che anno è?
L’uomo non rispose, lo spinse nel buio, sul lato opposto della grotta. In un angolo c’era una catasta di ossa bianche.
– Arrivate tutti dal buco – indicò un foro nella roccia. – Si apre lo sportello e io vi tiro fuori. Prima o poi s’inceppa il meccanismo e addio viaggi.
Lo legò a un palo infisso nella roccia.
Mise la lampada per terra in modo da illuminarlo per bene. Poi si sedette di fronte e lo guardò con attenzione: la schiena nuda, le natiche, le spalle. Sbottonò la cordicella che gli teneva i pantaloni lacerati e si cercò il pene tra gli stracci. Poi iniziò a masturbarsi in fretta, fino a schizzare sulle pareti di roccia.
– Ti faccio vedere io – sospirò soddisfatto. – Il futuro.
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