Torna su Urania uno degli autori più acclamati della fantascienza contemporanea: giornalista, saggista, critico, blogger, vincitore del premio Hugo nel 2013 con Redshirts (sempre su Urania, Uomini in rosso).

Anche se il romanzo precedente non mi aveva entusiasmato, non potevo certo perdermi uno dei titoli di maggiore attualità della SF, anche perché se Redshirts era forse più un divertimento che un romanzo ambizioso, la tematica di Lock-in è di certo più impegnativa.

La Sindrome di Haden

La vicenda si svolge in un futuro non troppo lontano, flagellato da un contagio che ha causato milioni di morti.

Dall'introduzione:

Sindrome di Haden è il nome dato a un insieme di condizioni mediche, fisiche e mentali, protratte nel tempo, diffuse inizialmente attraverso la Great Flu, la pandemia globale simile a un’influenza che provocò la morte di oltre quattrocento milioni di persone in tutto il mondo. I decessi avvennero sia a causa dei sintomi iniziali, simili a quelli di un’influenza, sia durante il secondo stadio, che comportava un’infiammazione cerebrale e spinale analoga alla meningite, o per complicazioni insorte al terzo stadio della malattia, che tipicamente portava alla paralisi totale del sistema nervoso volontario, con conseguente “lock-in” o “effetto chiavistello” sulle vittime. La sindrome prende il nome da Margaret Haden, ex first lady statunitense, che ne fu la vittima più celebre.

Proprio grazie al contagio della first lady, gli investimenti compiuti per riabilitare i malati di Haden superano quelli di qualsiasi altra malattia, favorendo lo sviluppo di un'imponente economia sostenuta dalle casse pubbliche, e parallelamente di una vera e propria cultura alternativa: gli Haden vivono contemporaneamente su due piani distinti, quello fisico e quello mentale: quest'ultimo si svolge su una piattaforma condivisa chiamata Agorà, un mondo virtuale in cui tutti gli Haden possono incontrarsi e comunicare simultaneamente (chi vuole simulando di avere un corpo, altrimenti come pura mente). L'esperienza fisica è invece resa possibile da una rete neurale artificiale che permette alle menti intrappolate nei corpi di guidare degli automi detti threep oppure di integrarsi in altri esseri umani (anch'essi superstiti Haden ma scampati al lock-in) che « prestano » i loro corpi per periodi limitati.

La crisi

Il romanzo si apre in un momento di crisi per gli Haden: le agevolazioni di cui godono hanno infatti negli anni esasperato gli animi della popolazione americana, i cui rappresentanti politici hanno infine deciso di chiudere i rubinetti delle sovvenzioni pubbliche, causando uno sciopero degli Haden e l'inasprimento dei rapporti tra la popolazione sana e quella affetta da lock-in.

Un pessimo momento per il neoassunto agente dell'FBI Chris Shane, ex bambino simbolo dell'Haden, costretto a prendere servizio nel suo threep proprio il giorno dello sciopero. 

Il mio primo giorno di lavoro coincise con il primo giorno dello Sciopero degli Haden e, detto in tutta franchezza, il momento cascò veramente male. Un video in cui mi si vedeva entrare nel palazzo dell’FBI ebbe una considerevole risonanza nei siti di notizie e nei forum Haden. Non era certo quello che mi ci voleva, proprio il primo giorno.

Se l’intera Agorà non mi diede addosso scandalizzata fu solo grazie a due motivi. Tanto per cominciare, non tutti gli Haden presero parte allo sciopero. La partecipazione alla prima giornata fu, nel migliore dei casi, sporadica. L’Agorà si divise in due campi molto agguerriti e chiassosi, tra i sostenitori dello sciopero e quegli Haden che lo ritenevano perfettamente inutile, visto che ormai la legge Abrams-Kettering era stata approvata. (Capitolo 1)

Ma le cose si mettono ancora peggio, dal momento che già il suo secondo giorno il giovane agente viene coinvolto nell'indagine su un omicidio commesso da un Integratore: si tratta di capire chi sia il vero responsabile, se il proprietario del corpo o l'Haden che in quel momento era integrato con lui. E questo non è che l'inizio di un caso che si rivelerà di vitale importanza per il futuro della popolazione Haden.

Chi, come me, non ama particolarmente il genere poliziesco, sarà felice di scoprire che l'indagine serve a Scalzi più da pretesto per descrivere la cultura Haden, fotografata in un momento di cambiamento, e al tempo stesso accennare ad alcune tematiche del cyberpunk e della fantascienza hard.

Qui però sta anche uno dei grossi limiti di un romanzo dallo sviluppo troppo semplice e prevedibile, con personaggi bidimensionali che agiscono spesso in modo poco credibile. Risibile la facilità con cui Shane risolve il caso e cambia il mondo in una settimana (anzi, nella sua prima settimana di lavoro), per di più rivelando a destra e a manca informazioni riservate e imbattendosi sempre nelle persone giuste al momento giusto.

Dentro e fuori

Chiusi dentro è narrato in prima persona da Chris Shane, detective dell'FBI assegnato ai casi che coinvolgono gli Haden e Haden  a sua volta. 

Questa scelta permette all'autore di introdurre fin dall'inizio il lettore nel complesso mondo degli Haden, fatto di corpi immobilizzati e menti libere di muoversi ovunque attraverso reti neurali. Al tempo stesso, la posizione ambigua di Shane, un Haden al servizio del governo a cui si oppongono gli scioperanti, ci mostra anche le ragioni della popolazione esclusa dai benefici di cui godono gli Haden (quanti altri soggetti potrebbero essere interessati alla liberazione della mente dai vincoli del corpo che l'Agorà, threep e integratori permettono?)

La bravura dell'autore sta senza dubbio nella capacità di miscelare le informazioni sullo scenario da lui immaginato con lo svolgimento delle indagini di Shane.

La lettura è sempre scorrevole e leggera, condotta sul filo dell'ironia; si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un classico della fantascienza aggiornato ai temi della realtà virtuale, dell'upload digitale, con uno sguardo alle politiche legate alle nuove tecnologie. Un bel po' di carne al fuoco, per un romanzo che mescola poliziesco, hard SF e fantascienza sociologica lasciandosi leggere con estrema semplicità.

Il limite di Chiusi dentro, se vogliamo, sta proprio nella sua semplicità.

Uno dei temi principali del romanzo, quello della separazione tra mente e corpo, è tutto sommato ben descritta dall'autore, ma pensiamo a come la « polipropriocezione » (la « percezione di trovarsi in due posti contemporaneamente », accennata al Capitolo 6 quando Shane guarda il suo corpo in lock-in attraverso il suo threep) è affrontata da Ann Leckie nella forma stessa dei suoi romanzi (ammirati da Scalzi) con scelte stilistiche che rendono la lettura della trilogia Radchai più difficile di questo Lock-in, ma molto più compiuta.

Una storia semplice

Se sono soddisfatto dell'Urania di luglio è soprattutto perché è l'Urania di luglio. Non c'è lettura migliore da fare sotto l'ombrellone o prima di appisolarsi alla fine di una giornata di mare, ma al tempo stesso contiene spunti di riflessione da portare  a casa in inverno e magari approfondire con qualche lettura più impegnativa.

Rispetto all'acclamato Redshirts – un divertimento fine a se stesso e inconcludente – siamo comunque di fronte a un romanzo più compiuto e maturo, anche se non privo di difetti.

Una menzione particolare va fatta alla bellissima immagine di copertina di Franco Brambilla, una delle più significative della sua recente produzione, che sa coniugare la tematica del romanzo cogliendone anche l'ironia e trasponendola graficamente, senza essere didascalica.