- Se… seconda brigata, quarto reggimento, primo battaglione -, riuscì a dire Nori.

- La seconda brigata del generale Dimeno? -, domandò lo sconosciuto interlocutore.

Nori annuì: - Sì -, rispose.

- Sei un disertore?

- Sì.

- Perché hai disertato?.

- Per trovare gli Invisibili… ed unirmi a loro.

L’uomo rise. - E ci sei proprio riuscito, allora! -, esclamò. - Sono una delle pattuglie esterne per la notte. Hanzei Gunter. Piacere di conoscerti -. Gli tese la mano. Nori la strinse e disse il suo nome. Non riusciva a crederci. C’era riuscito. Aveva trovato gli Invisibili.

- Dobbiamo tornare subito alla base, allora. Ti presenterò ai miei compagni, e a coloro che prendono le decisioni -, disse Hanzei. Nori notò che non aveva detto: “ai miei superiori”; e questo lo confortò ancora di più. La strada non fu lunga. Pochi minuti dopo erano arrivati davanti a un grosso masso che Hanzei aveva afferrato sui due lati e aveva alzato senza sforzo, rivelando un’apertura nel terreno di cui il masso fungeva da coperchio. Hanzei sorrise intuendo lo sbalordimento dell’altro: - Non è facile come sembra -, spiegò. - Se non si mettono le mani su due punti precisi, hai voglia di tirare… il masso non si alzerebbe di un millimetro -. Poi entrò, e Nori lo seguì. Scesero per una scaletta fissata a un muro di cemento, e dopo alcuni minuti giunsero sul fondo.

Si trovavano in un vano molto stretto ricoperto di pareti d’acciaio. Hanzei, senza dire una parola, premette un pulsante e fece aprire una porta. Nori lo seguì per un lungo corridoio, attraverso altre porte che si aprivano al loro passaggio. Infine, giunsero in una sala molto ampia. C’erano macchinari di ogni genere, tavoli ricoperti di fogli, luci che lampeggiavano a intervalli regolari. E c’erano due uomini che fissavano una carta topografica fissata alla parete, e che gli davano le spalle. Poi i due si voltarono verso Nori, e a questi mancò letteralmente il fiato. Erano il generale Dimeno e il maggiore Zulika.

- Sergente Ry Brunnig -, salutò il generale con un cenno del capo. I due alti ufficiali si avvicinarono a Nori. Avevano un sorriso mesto.

- È un peccato che anche lei si sia fatto deviare, sergente. Era un ottimo soldato -, disse il maggiore Zulika.

Nori non capiva. Si voltò verso Hanzei, e vide che questi aveva tra le mani un fucile rivolto verso di lui. - Che cosa… -, cercò di domandare, senza riuscirci.

- Che cos’è tutto questo? -, gli venne in aiuto il generale. - È un’installazione militare. Ce ne sono molte altre sotto la terra di nessuno, lungo l’intero fronte. Quasi ogni notte, gli alti ufficiali dei due schieramenti si riuniscono qui per fare il punto della situazione. Lo facciamo da quasi quindici anni.

Nori continuava a non capire.       

- Siamo noi gli Invisibili, sergente Ry Brunnig -, spiegò il maggiore Zulika. - Siamo noi quelli che i soldati a volte scorgono durante i turni di guardi notturni. Ma non siamo quelli che le vostre dicerie descrivono… Purtroppo, le vostre non sono che utopie di soldati ormai stanchi. Lei non sa, sergente, quante persone ogni giorno tentano di entrare in contatto con noi, sperando di uscire da questa guerra. Lei non è che l’ultimo. Presto saremo costretti a mettere fine a queste dicerie per evitare che qualcuno possa scoprirci.

Il generale Dimeno batté affettuosamente una mano sulla spalla di Nori. - Questa guerra è diventata troppo importante perché possa finire -, gli disse. - Troppi interessi in gioco. Ci sono milioni di soldati sul fronte, migliaia di alti ufficiali; se la guerra finisse, che cosa ne sarebbe di tutti noi? Il mondo, dietro le linee del fronte, è cambiato completamente. Vive in funzione di questa guerra. L’economia, la società, la politica… non avrebbero più senso senza questo conflitto. Per questo, noi e i nostri “nemici” lavoriamo per mantenere sempre viva l’ostilità. Lavoriamo, ovviamente, per mantenere il numero delle vittime il più basso possibile… Sarebbe più facile, se non ci fossero persone come lei che sono disposte a credere alla favole.

Il generale si voltò e tornò a fissare la carta geografica. - E il problema sta anche nel fatto che non tutti gli ufficiali sono al corrente dei nostri scopi. Tanto che spesso improvvisano manovre violente per rovesciare la situazione di stallo. Altri morti, morti inutili. Lei avrà visto quella piccola luce lampeggiante nel cielo, sergente. Grazie agli sforzi comuni, abbiamo inviato in orbita un satellite spia per tenere sotto controllo i due fronti. In questo modo eviteremo sorprese, e quando qualcuno tenterà un attacco, l’altro schieramento sarà pronto a rispondere di conseguenza. E sarà così, per sempre.

Nori sentì il proiettile penetrargli nella schiena.

Si accasciò al suolo.

Era freddo.