Sembrerà strano scoprirlo attraverso la contemporanea mentalità cinematografica, ma negli anni '70, l'idea di pianificare in anticipo i sequel di un film del tutto originale era quasi sovversiva. O almeno, così la pensava George Lucas prima dell'uscita nelle sale di Star Wars, che peraltro all'epoca non si chiamava affatto Una nuova speranza. Il film era rischioso per entrambe la parti coinvolte, ovvero Lucas e la Fox, e l'allora giovane regista/sceneggiatore voleva essere certo di poter realizzare un sequel anche se il primo film non avesse ottenuto il successo sperato.

Così scopriamo che Lucas aveva già in mente un piano B: si intitolava Splinter's of the Mind's Eye. Lo scrittore Alan Dean Foster era stato incaricato di realizzare il romanzo. Il sito Screen Crush è andato a intervistare lo scrittore, il quale ha raccontato: "In origine ero entrato a far parte del progetto Star Wars con un contratto per due romanzi legati alla novelization del film, ma George mi diede anche istruzioni per scrivere un romanzo che potesse diventare un film low budget".

Star Wars si rivelò il successo che tutti conosciamo e Lucas optò per L'impero colpisce ancora, ma Splinter non cadde nel dimenticatoio. Venne pubblicato come romanzo nel 1978 (da noi intitolato La gemma di Kaiburr), e più avanti come fumetto dalla Dark Horse Comics, diventando di fatto il primo atto di quello che sarebbe diventato l'Expanded Universe 1.0.

La trama partiva da una premessa semplice: subito dopo gli eventi di Star Wars, Luke, Leia, C-3PO e R2-D2 sono in viaggio per incontrare un'importante delegazione che potrebbe unirsi ai ribelli, ma precipitano su un pianeta paludoso chiamato Mimban. Lucas chiese anche a Foster di eliminare il combattimento spaziale che avrebbe portato allo schianto perché sarebbe stato troppo costoso per l'ipotetico film. Qui scoprono che l'impero sta conducendo scavi minerari nel tentativo di trovare il cristallo Kaiburr. Quando vengono scoperti, inizia lo scontro tra Luke, Leia e Darth Vader.

Due personaggi erano totalmente assenti nel romanzo: "Non potevo usare Chewbacca e Han Solo. Il primo perché era il socio di Han, il secondo perché Harrison Ford non aveva ancora firmato per nessun futuro sviluppo di Star Wars".

Il che non fu affatto un problema: "Per me fu liberatorio. La storia che avevo in mente si concentrava su Luke e Leia e, sullo sfondo, Darth Vader, per cui avere un terzo personaggio protagonista sarebbe stato imbarazzante. Così avevo un personaggio in meno di cui preoccuparmi".

Un aspetto del romanzo creò non poca confusione nei lettori, soprattutto quelli che lo lessero dopo aver visto L'impero colpisce ancora, in particolare questo passaggio: "I loro corpi compressi l'uno contro l'altro in modo imbarazzante, la principessa sembrava non avere alcuna consapevolezza della loro estrema vicinanza. Ma, nell'umidità, il calore del suo corpo era palpabile per Luke, che doveva constringersi a concentrarsi su ciò che stava facendo".

Foster spiega: "Quello a cui stavo lavorando era, di base, il bacio prima che facessero il salto, e all'epoca non era un bacio tra fratello e sorella dal mio punto di vista".

Un aspetto che Splinter aveva in comune con L'impero colpisce ancora era che terminava con uno scontro con Darth Vader. Solo che Luke aveva una gamba bloccata sotto una roccia, almeno in partenza, per cui era Leia a combattere. Poi Luke si liberava e tagliava il braccio destro di Vader, facendolo cadere in quello che sembrava un pozzo senza fondo, ovvero l'opposto di quanto poi accaduto nel film. "Sì, me lo hanno riferito all'epoca, ma va bene così. È nella natura dei film di essere una forma d'arte collaborativa e a volte una cosa nata in un posto viene trasposta in un altro e tu non hai idea di quanto hai o no influenzato la situazione".

Infine Foster non solo è stato l'autore del primo romanzo legato all'Expanded Universe, ma anche il primo a vedersi tagliato fuori dall'universo nascente, venendo considerato non canonico: "A molte persone era piaciuto e poi, non era il mio universo, non c'era ragione di prendersela".

Canonico o no, Splinter's of the Mind's Eye rimane un affascinante sguardo in quel "e se" Star Wars non fosse stato Star Wars, un percorso alternativo non seguito, ma che pure ha gettato le basi che, in qualche modo, ci stanno portando a Star Wars: Episode VII.